Nel corso della seduta del 16 febbraio, il Parlamento europeo ha chiesto ufficialmente alla Commissione di Bruxelles di regolamentare il settore della robotica e dell’intelligenza artificiale. La risoluzione, approvata con 396 voti in favore, 123 contrari e 85 astensioni, mira a definire i limiti di un settore in forte evoluzione. Il timore è infatti legato alle implicazioni di carattere etico e ai possibili impatti sul mondo del lavoro.
L’Europarlamento ritiene urgente una disciplina europea per chiarire le questioni di responsabilità (ad esempio per le auto senza conducente), e chiede un regime di assicurazione obbligatoria per garantire le vittime di eventuali incidenti.
No alla tassa
Nella stessa seduta è però stata bocciata l’ipotesi di prevedere una sorta di diritto di cittadinanza da utilizzare come ammortizzatore sociale per la perdita di posti di lavoro dovuti all’automazione su larga scala. Allo stesso modo non si è concretizzata l’idea di tassare la produzione di robot per avere i fondi necessari per il sussidio dei disoccupati. Una tassazione, quest’ultima, fortemente voluta da Mady Delvaux, prima firmataria del Progetto di relazione sul Diritto civile sulla robotica: “Sono lieta per l’approvazione della mia relazione sulla robotica, ma mi rammarico che la coalizione di destra formata da Alde, Ppe e Ecr si sia rifiutata di prendere in considerazione le possibili conseguenze negative sul mercato del lavoro. La coalizione ha quindi rifiutato un dibattito aperto e lungimirante, ignorando le preoccupazioni dei nostri cittadini”.
Su quanto l’automazione (e più in generale l’industrializzazione) possa incidere negativamente sui posti di lavoro si discute da decenni. Discussioni che, in molti casi, appaiono soprattutto ideologiche e sembrano dimenticare la storia e l’importanza ricoperta dagli sviluppi tecnologici sulla nostra società.
Il documento chiede infine alla Commissione di prendere in considerazione la creazione di un’Agenzia europea per la robotica e l’intelligenza artificiale, per dare alle autorità pubbliche competenze tecniche, etiche e normative. Un’esigenza suggerita dal fatto che in diversi Paesi sono previsti standard normativi per i robot, mentre l’UE deve prendere l’iniziativa su come impostare questi standard, in modo da non essere costretti a seguire quelli eventualmente stabiliti da Paesi terzi.
La Commissione Europea non è comunque obbligata a seguire le raccomandazioni del Parlamento. Anche se, in caso di rifiuto, dovrà indicarne le ragioni.
Ma i dati sono vecchi!
Un’ultima nota, che crediamo faccia riflettere sulle modalità operative del Parlamento Europeo, riguarda la nota finale del comunicato stampa ufficiale: “In base ai dati della Federation of Robotics, le vendite di robot sono aumentate in media del 17% all’anno tra il 2010 e il 2014 e del 29% in tutto il mondo nel solo 2014”.
Considerando l’importanza del fenomeno, infatti, sarebbe opportuno che le istituzioni europee ragionassero, almeno, su dati aggiornati.