“Dal Bit agli Atomi: Rilancio della Manifattura e Nuove Competenze Digitali” è stato il tema del Congresso Nazionale AICA, svoltosi presso la sede della Federazione Associazioni Scientifiche e Tecniche a Milano. L’evento è ruotato attorno alle possibilità che il digitale possa offrire al settore dell’artigianato, dando vita a delle vere e proprie “fabbriche digitali”, intervenendo sui processi produttivi e sui modelli organizzativi.
Diventare più produttivi
“Il manifatturiero in Europa in 10 anni ha diminuito il suo peso sul PIL europeo del 5%” ha affermato Bruno Lamborghini, presidente di AICA. “E la Commissione Europea ha indicato che, se l’industria tornasse a contare il 20% del PIL entro il 2020, ci sarebbero le condizioni per una ripresa dello sviluppo”. Dati che confermano la necessità di sviluppare competenze diffuse nel digitale: l’industria statunitense, dove l’additive manufacturing è presente da quasi 40 anni, dimostra che non si tratta solo di una nuova tecnologia ma di un modo più efficace di gestire i processi del business con riflessi sull’intera supply chain.
In Italia, la ricerca “Il rilancio delle imprese manifatturiere italiane e le nuove tecnologie digitali” condotta da AICA in collaborazione con la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, Prometeia, e Netconsulting ha approfondito lo stato della diffusione della fabbrica digitale. Da una simulazione condotta su 29 microsettori potenzialmente interessati all’additive manufacturing, emerge che se la produttività del capitale delle piccole imprese si riallineasse a quella delle medio-grandi, il loro fatturato aumenterebbe di 16 miliardi di euro, valore equivalente all’incremento atteso per l’intero settore manifatturiero nel 2015.
Ignoranza digitale
Durante il convegno, AICA ha presentato la situazione italiana relativa al costo dell’ignoranza informatica nel settore industriale allargato, che incide per il 36% sul PIL nazionale. La quota di tempo improduttivo, dovuto alla scarsa conoscenza degli strumenti informatici, comporta un costo annuo di circa 2 miliardi di euro. Basterebbe un corso di formazione impegnativo come l’ECDL per aumentare di circa 3,3 miliardi di euro all’anno l’efficienza, secondo le stime dell’associazione.
Un dato su cui riflettere è il 42% delle richieste pervenute agli help desk di alcune grandi aziende industriali è causato dall’impreparazione degli specialisti che hanno progettato o gestiscono l’IT. Si evince che uno dei principali freni alla trasformazione è la carenza di risorse umane qualificate, di competenze adeguate, ma anche la carenza di una classe di dirigenti che comprenda il valore del digitale. Un intervento per formare ed educare deve riguardare le scuole e le università, in stretta collaborazione con le imprese, che dovrebbero porsi anche come degli enti di formazione permanente per i propri dipendenti.
Le iniziative
AICA, in qualità di associazione no-profit e indipendente, ha annunciato che vuole programmare un percorso diviso in più tappe:
– la costituzione di un Osservatorio AICA sulle competenze per il Sistema di Produzione Digitale
– lo sviluppo di profili di competenze specifiche nell’additive manufacturing, dalla progettazione alla e-leadership
– la valorizzazione di tali profili all’attenzione del CEPIS e della Commissione Europea.
Il congresso dell’ Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico ha affrontato il tema del digitale nel settore manifatturiero, individuando il potenziale per rilanciare le imprese