Negli Anni ’90, quando sempre più imprese sono finite sotto il controllo delle finanziarie, si è sviluppato il modello di un’economia basata solo su terziario e servizi, con la manifattura sempre più delocalizzata.
Un modello che ha mostrato tutti i propri limiti, sino alla consapevolezza del fatto che solo ritornando alla fabbrica un Paese può ripartire. E questo è vero, in particolare, per l’Italia.
Partendo da questa considerazione, Anie ha condotto un’approfondita indagine presso 107 aziende associate, con l’obiettivo di capire le reali ragioni della delocalizzazione. Le risposte di sono focalizzate su vicinanza al mercato finale (69,7%), minor costo totale della produzione (61,5%) e quello della forza lavoro (57,1%), nonché presenza di regimi fiscali agevolati (20,8%), oltre a una burocrazia più agile (13%).
Allo stesso tempo, però, le aziende hanno segnalato anche di quali politiche industriali avrebbe bisogno il nostro Paese: il 30% degli intervistati ritiene che la priorità sia la riduzione del cuneo fiscale, più di un quarto di esse la semplificazione della burocrazia e il 18% la detassazione degli utili in ricerca & sviluppo.
In attesa che questo avvenga, numerose aziende hanno comunque deciso di riportare la produzione in Italia, al punto di essere il secondo Paese nel mondo per rimpatri produttivi. Una scelta dettata, per un terzo del campione, dal minore controllo qualità della produzione all’estero, seguito dalla necessità di vicinanza ai centri di R&S italiani (25%) e dai costi della logistica (22,2%).
Più rivoluzionario del carbone
Queste risposte fanno comprendere come l’innovazione e l’attenzione al prodotto siano tornati ad essere prioritari nelle aziende che vogliono garantirsi un futuro sul mercato. E la dimostrazione più concreta è data dal fatto che il 60% delle imprese rientrate ha adottato tecnologie ICT e ITS (Internet of Things and Services). Mentre tra le altre associate Anie questa media è ferma al 50%.
É inoltre interessante sottolineare come tutte le aziende rientrate si siano dette interessate a queste trasformazioni, che vanno verso l’adozione di nuovi modelli organizzativi (fabbrica 4.0). Inoltre, tra le aziende interessate dal fenomeno, il 90% ritiene che i nuovi standard organizzativi di impresa saranno una realtà entro un periodo che va da 1 a 3 anni.
Le aziende di ANIE Confindustria, quindi, appaiono pronte ad affrontare il nuovo modello organizzativo: il 72% del campione pensa che il passaggio a un nuovo modello d’impresa avverrà già entro il 2017. Per il 65% degli intervistati, inoltre, l’adozione di un nuovo standard industriale è un processo già concretamente in atto. Addirittura, secondo l’indagine di ANIE, la stragrande maggioranza dei processi di produzione attuali è supportato dalle tecnologie ICT, strumenti che negli Anni ’90 hanno significato per l’industria moderna quello che il carbone è stato per la prima rivoluzione industriale.
Con l’attuale introduzione dell’Internet of Things and Services, la forma più evoluta di automazione industriale, l’avvicinamento alla fabbrica del futuro è già di fatto una realtà.