L’information Technology è in continuo cambiamento e con essa sta cambiando il mondo manifatturiero, alla ricerca di soluzioni in grado di migliorare i processi produttivi. In questo scenario, proprio il connubio tra Ict e automazione rappresenta la nuova frontiera. Una frontiera che, sabato scorso, gli Ingegneri dell’Informazione hanno affrontato nel corso del proprio congresso nazionale. Un evento, nel quale Itis è stato media partner unico, nel quale professionisti di tutta Italia si sono confrontati sulla pervasività delle tecnologie informatiche nei settori manifatturieri.
Speaker d’eccezione, per l’evento, è stato Gian Luca Sacco, direttore Marketing Centro e Sud Europa di Siemens Industry Software. Un intervento, il suo, che ha preso spunto dal sistema di simulazione utilizzato per consentire il perfetto atterraggio del rover Curiosity su Marte per arrivare all’impiego delle tecnologie plm nelle aziende manifatturiere italiane.
Un viaggio tutt’altro che fantasioso, se riflettiamo sul fatto che le aziende manifatturiere sono chiamate a innovare in un mercato sempre più difficile e caratterizzato da incognite paragonabili a quelle con cui si sono misurati i tecnici della Nasa.
Cosa sta accadendo?
I mercati attraversano una fase di profonda trasformazione, all’interno di scenari in cui la complessità del singolo prodotto è aggravata da mercati instabili, alla ricerca di soluzioni sempre più personalizzabili e disponibili in tempi rapidi.
Il tutto appesantito dalla necessità di affrontare una crescente complessità e di gestire un’enorme mole di informazioni. Informazioni alle quali accedono soggetti caratterizzati da competenze ed esigenze diverse, che devono lavorare su un unico data base condiviso.
A tutte queste problematiche, come ha spiegato Sacco, risponde il Plm (Product Lifecycle Management), ovvero una piattaforma in grado di raccogliere, categorizzare e condividere in modo adeguato tutte le informazioni relative a un prodotto: dalla sua concezione allo smaltimento a fine vita. In tal modo, infatti, l’obiettivo di ogni singolo prodotto è condiviso in modo unanime, così come ogni singola modifica viene tracciata e condivisa.
Siamo alla quarta rivoluzione
Il Plm è così alla base di una rivoluzione industriale che, mutuando un termini varato dal Governo tedesco per illustrare la fabbrica digitale, è ormai nota come Industry 4.0. Il plm permette infatti a ogni singolo specialista di inserire le proprie modifiche, per poi simularne e verificarne le ripercussioni sul resto del prodotto, sia a livello funzionale che realizzativo.
Investire in questo campo rappresenta, però, un passo non indifferente, che deve essere supportata anche dalla presenza di professionisti in possesso di adeguate competenze informatiche. Per questo gli ingegneri dell’informazione stanno guardando con interesse all’evoluzione del settore, per proporre le loro competenze anche al modo industriale italiano.
Del resto, complice la crisi dei mercati, spesso le aziende manifatturiere non chiedono di produrre di più, ma di produrre meglio, sia i termini di qualità che di flessibilità. Un obiettivo che può essere raggiunto sfruttando proprio le piattaforme di Plm, che permettono di condividere competenze e necessità in modo rapido, senza limitazioni territoriali e con la possibilità di stringere partnership con realtà di qualunque luogo. Nella certezza che tecnici e progettisti potranno lavorare insieme, come se fossero all’interno di un unico ufficio, ma con l’ulteriore vantaggio di tracciare qualunque modifica e di attingere, di volta in volta, alle sole informazioni necessarie alla propria attività.
Il risultato immediatamente misurabile è nella riduzione del Time to Market, che si traduce nella possibilità di proporsi sul mercato in anticipo rispetto alla concorrenza, ponendosi in una posizione di netto vantaggio.
Grazie al Plm, infatti, è possibile disporre di un unico modello su cui lavorare, condividendo poi il diritto di accesso alle singole informazioni. Si crea così un unico punto di riferimento sia per l’azienda produttrice che per l’intera rete di partner. Ognuno può così operare sempre, anche se in parallelo, sul progetto più aggiornato, con la possibilità di accedere alle informazioni effettivamente necessarie alla propria attività.
Il vantaggio è economico
I vantaggi di una soluzione plm possono essere sintetizzati dalla curva di valore di un prodotto. Un un simile grafico, ben noto in ambito produttivo, illustra come, in una prima fase, un’azienda manifatturiera debba affrontare una serie di costi (ingegnerizzazione, industrializzazione, produzione, distribuzione…). La pendenza della curva è quindi costantemente negativa, finché, con la commercializzazione, essa non torna a risalire sino al cosiddetto break even. Solo nelle fasi successive un’azienda avrà un ritorno economico tangibile, il cui picco dipenderà da numerosi fattori, non ultimo il vantaggio temporale rispetto ai concorrenti. Una simile curva può essere migliorata dall’impiego di una piattaforma di plm, perché consente di ridurre i tempi e i costi di simulazione, oltre a prevenire errori che possono risultare particolarmente gravosi.
Gli esempi concreti, citati da Sacco, non mancano e vanno da Samsung, che ha ridotto del 20% la propria esigenza di creare prototipi fisici dei nuovi prodotti, a di Ducati, che ha portato da 36 a 24 mesi il tempo necessario per sviluppare un nuovo modello di moto.
Ma anche realtà di piccole e medie dimensioni hanno saputo sfruttare al meglio i vantaggi del plm, come Met (costruttore di caschi per ciclisti), che ha dimezzato il tempo necessario per industrializzare un nuovo modello. Mentre i responsabili di Leitner Technologies hanno saputo sfruttare un rendering molto sofisticato per convincere i clienti della bontà delle proprie funivie.