Nelle scorse settimane abbiamo avuto l’opportunità di testare la pinza amperometrica Flir CM174. Un apparecchio che viene proposto con lo slogan “Una pinza che si apre un varco nel caos”.
In effetti, sin dalla confezione, l’impressione è quella di un prodotto di utilizzo pratico e semplice, sia per le dimensioni compatte che per l’intuitività dell’impiego. In un unico apparecchio sono infatti condensate le funzionalità di pinza amperometrica AC/DC 600 A e di una termocamera, con la possibilità di disporre di immagini termiche e della tecnologia IGM (Infrared Guided Measurement)
Una pinza che… vede
L’impiego come pinza amperometrica è comune in tutti gli impieghi industriali, per questa ragione abbiamo voluto testarne soprattutto le funzionalità IGM. Grazie a questa tecnologia, che sfrutta un sensore termografico Flir Lepton integrato 80 x 60, con 4800 pixel, la CM174 dovrebbe infatti aiutare a identificare un eventuale problema elettrico, consentendo così al tecnico di analizzare rapidamente un’apparecchiatura o un impianto elettrico per identificare in eventuali problematiche, magari non ancora evidenti, per poi focalizzarsi sulla soluzione del problema stesso. Il tutto senza aver un contatto fisico con l’impianto e, quindi, aumentando il livello di sicurezza, oltre alla velocità di analisi. Una sfida non indifferente per un apparecchio proposto sul mercato a meno di 500 euro da un distributore di riferimento come RS Components.
Provata sul campo
Nel nostro test abbiamo scelto di testare la termocamera in un ambiente difficile come il locale tecnico di una piscina, ovvero uno spazio in cui convivono impianto elettrico, motori, tubi con acqua a diverse temperature e un elevato grado di umidità, capace di ingannare alcune misurazioni. Sin dal momento dell’apertura della confezione, la CM174 ha confermato le caratteristiche di maneggevolezza e intuitività illustrate nel catalogo. Al punto che, per un primo impiego, non è nemmeno necessario consultare le istruzioni. Anche se, come il solito, la lettura del manuale aiuta a svolgere al meglio il proprio lavoro e a sfruttare tutte le funzionalità messe a disposizione dalla termocamera. Malgrado le prime impressioni positive, una piccola lacuna è l’assenza di un sistema di aggancio che permetterebbe di legare la termocamera alla cintura per avere le mani libere durante alcune operazioni. Un limite che, comunque, non appare significativo anche in considerazione del fatto che, grazie alle dimensioni compatte e al peso di soli 0,9 kg, la pinza potrebbe stare dentro una tasca sufficientemente ampia.
Iniziamo dal quadro
Dopo aver preso un minimo di confidenza con l’apparecchio, lo abbiamo puntato sul quadro elettrico cui sono collegate le pompe della piscina, per identificare eventuali situazioni anomale. Trattandosi di un impianto che non ha mai mostrato problemi, l’apparecchio non ha rilevato nessuna situazione anomala. Abbiamo però identificato, grazie alla termografia, gli interruttori e i componenti effettivamente attivi, in quanto la sensibilità dei sensori ha mostrato chiaramente le aree più calde. Una differenza di temperatura non percepibile dal nostro tatto.
Allo stesso modo, una volta puntata verso i cavi elettrici esposti dell’impianto, ha evidenziato in pochi secondi quelli più caldi, in quanto attraversati dalla corrente. Quest’ultima capacità è particolarmente utile nel caso di un impianto complesso, in quanto permette all’operatore di eseguire analisi mirate, focalizzando l’attenzione sui cavi la cui temperatura anomala è indice di eventuali problematiche.
Allo stesso modo, puntando il sensore verso i motori elettrici incaricati di azionare le pompe, è stato immediato individuare le aree più calde, sia perché attraversate da corrente elettrica, sia perché caratterizzate da attrito. Interessante, da questo punto di vista, anche la possibilità di fissare l’immagine inquadrata, ovvero scattare una sorta di “fotografia”, da analizzare con maggiore calma. Una funzionalità utile, nel caso in cui si debba confrontare l’evoluzione di una situazione nel tempo, anche se non dobbiamo dimenticare che, trattandosi di uno strumento da impiego quotidiano, il display TFT a colori è di soli 2 pollici e le immagini non possono essere trasferite su uno schermo più grande. Capacità, quest’ultime, che caratterizzano apparecchi dal costo decisamente superiore.
Al di là dell’elettricità
Dando per scontata la capacità e l’accuratezza delle misure elettriche (del resto Flir è un marchio leader del settore), abbiamo continuato a testare la capacità termometrica della CM174 anche sul resto dell’impianto, per poter confrontare le sensazioni reali con quelle effettive. Del resto avendo un intervallo di temperatura misurabile tra -25 e 150 °C, le possibilità di impiego vanno oltre il solo ambito elettrico. Pur ricordando che il rapporto distanza/area di misura della temperatura di 30:1 non la rende ottimale per le verifiche su superfici estese come gli edifici, abbiamo concentrato l’attenzione sull’impianto idraulico, per confrontare l’accuratezza della misura termometrica con quella rilevata da un tradizionale termometro applicato sul tubo dell’acqua in uscita dallo scambiatore termico. A fronte di un’accuratezza dichiarata di ±3 °C, nel nostro caso lo scarto è stato di solo 1,5 °C. Si tratta ovviamente di una prova empirica, in quanto non abbiamo la certezza della precisione dell’apparecchio analogico applicato sul tubo, ma che rende bene l’idea dell’ottima risposta del sensori utilizzati. Una capacità confermata anche quando, usciti dal locale tecnico, abbiamo puntato la termocamera verso la superficie della piscina. In questo caso, pur rimanendo a quasi 2 metri di distanza dal pelo libero, abbiamo registrato un’approssimazione di soli 0,5 °C rispetto a quanto rilevato dal termometro della piscina stessa.
Giudizio finale
In definitiva la CM174 non è certo una termocamera a tutti gli effetti, anche perché si tratta di uno strumento multifunzione dal prezzo aggressivo, ma rappresenta un utile strumento per identificare eventuali problematicità impiantistiche. Il tecnico che la utilizza, può quindi sfruttare le capacità termografiche per identificare le aree critiche, così come i cavi sotto tensione, passando poi in modalità pinza amperometrica per eseguire analisi precise e puntuali. Il tutto a fronte di un ottimo compromesso tra prezzo e qualità.
Qualche dubbio riguarda la durata delle batterie in caso di impiego prolungato (aspetto che non abbiamo testato), ma che può essere superato sostituendo le batterie scariche. La scelta di Flir, infatti, è stata quella di alimentare lo strumento con 4 comuni pile AAA che, pur avendo qualche limite di durata, contribuiscono a contenere il prezzo e, a differenza di un sistema di alimentazione integrato, non vincolano alla necessità di interrompere l’attività per ricaricare la batteria stessa.