Di IoT si parla sin dal 2010 e, secondo stime recenti, il numero di oggetti connessi ha attualmente superato il numero degli abitanti del pianeta. Una crescita costante, che dovrebbe portare, entro il 2020, ad oltre 50 miliardi di oggetti in grado di comunicare attraverso la Rete.
Malgrado questi numeri, le potenzialità dell’IoT non sono ancora state adeguatamente sfruttate, soprattutto in ambito industriale, dove le aziende stanno cercando di integrare adeguatamente questi strumenti all’interno dei processi produttivi, ma soprattutto nell’ambito della servitizzazione, ovvero di tutti i servizi che rappresentano spesso la differenza e la vera opportunità di business sul mercato.
Solair, azienda italiana pioniera nell’ambito dell’IoT, propone oggi una delle piattaforme più apprezzate, in grado di trasformare in informazioni e innescare azioni di business dai dati provenienti dagli oggetti connessi. Ma, come spiega il direttore Marketing Martina Casani, “molte aziende italiane faticano ancora a comprendere le reali potenzialità di questo strumento”.
Proprio per avvicinare le realtà nazionali, soprattutto di piccole e medie dimensioni, all’Iot, Solair ha promosso IoTea. Una serie di incontri per raccontare, di fronte ad un tè, come l’Internet delle Cose può diventare un autentico strumento di Business.
La prima tappa è stata organizzata a Bologna, quali le ragioni di una sede un po’ al di fuori dalle grandi città?
Bologna, oltre ad essere la città in cui ha sede Solair, è al centro di un’area in cui operano alcuni dei più importanti costruttori italiani di macchine. Inoltre abbiamo organizzato l’incontro presso la sede di Bonfiglioli Consulting, con la quale stiamo collaborando su alcuni interessanti progetti. Gli incontri, infatti, si basano su un format che coniuga teoria, pratica ed esperienza. E la nuova Lean Factory School di Bonfiglioli Consulting ha permesso di ben contestualizzare quanto raccontato durante l’evento, per comprendere quanto sia facile sfruttare l’IoT.
IoT, Industry 4.0, quarta rivoluzione industriale… sono termini, o forse anche sinonimi, di cui si parla da tempo. Perché organizzare ancora incontri “propedeutici”?
Le tecnologie che stanno dietro a questi termini cambieranno in modo radicale il business di molte aziende, con scenari ancora imprevedibili e spesso da inventare. È importante che le aziende italiane, colgano per tempo tali opportunità e le sfruttino a proprio vantaggio, anticipando i concorrenti e sfruttando l’IoT come preziosa risorsa di vantaggio competitivo.
A questo proposito, quali sono stati gli esempi concreti che avete proposto nella prima tappa di IoTea?
I casi reali sono stati ispirati, volutamente, a tre mondi molto diversi: Minerva Omega Group, AEG Power Solutions e Bosch Rexroth. Minerva, in particolare, riesce a identificare eventuali problematiche delle sue affettatrice utilizzate dalla Gdo, offrendo così un servizio di assistenza puntuale, in grado di intervenire in modo proattivo anche nell’affilare le lame. AEG Power Solutions può invece monitorare, da remoto, circa mille UPS, multimarca, con evidenti opportunità di upselling, oltre che di cost saving. Ciò permette loro di sapere, in anticipo, quali sono i problemi che si stanno verificando, offrendo ai clienti un’assistenza tempestiva ed efficace, con sensibili risparmi anche sui costi di trasferta dei tecnici. Allo stesso modo Bosch Automation ha integrato l’IoT con i software dei Plc utilizzati per governare le macchine utilizzate in produzione. Ciò consente di offrire un servizio di manutenzione predittiva, che evita interruzioni improvvise delle linee produttive e onerosi cali di produttività.
Quale è stata la risposta delle aziende a questa proposta di incontri?
Molto positiva, al punto che, dal prossimo autunno, pensiamo di replicarla anche in altre cinque città italiane, quasi a scandire il progredire del percorso di Solair. Questo perché la nostra piattaforma è in continua evoluzione, anche in virtù delle nuove esperienze maturate: da un lato stiamo migliorando la user experience, dall’altro prosegue l’introduzione di nuove funzionalità:-project management per potenziare la gestione dei progetti in termini di risorse e tempi, device management per ottimizzare il controllo dei device, una serie di nuovi “concetti” legati alla rappresentazione di misure telemetriche, alla geolocalizzazione e al workflow.
Si tratta di tre esempi molto diversi, anche dal punto di vista delle dimensioni, questo significa che la vostra piattaforma sta cambiando?
La piattaforma consente tipicamente di sviluppare applicazioni completamente customizzate, adattabili alle specifiche esigenze delle grandi aziende. In aggiunta a questo, stiamo ampliando la nostra offerta anche con degli autentici “prodotti IoT”, ovvero delle soluzioni plug&play, per una serie di applicazioni standardizzate e che non richiedono uno sviluppo specifico, ma sono già pronte per essere integrate a bordo delle macchine.
A quale target mirate con una simile offerta?
Sinora l’IoT è stato sfruttato soprattutto dalle grandi aziende, le uniche disposte a investire sullo sviluppo su prodotti smart di nuova generazione e sulla rivisitazione dei processi e dei sistemi aziendali. Ma sono anche le Pmi italiane, le cui macchine vengono vendute in tutto il mondo e che non dispongono di centri di assistenza distribuiti in modo capillare, a poter sfruttare i vantaggi, ad esempio, di un monitoraggio costante da remoto. Proprio per semplificare l’integrazione proponiamo anche un gateway, ottimizzato per supportare la nostra piattaforma e semplificare il lavoro.
Al di là delle potenzialità, però, è innegabile un ritardo delle aziende italiane nell’integrazione di questi strumenti…
Io arrivo dal mondo del Cloud e lì ho vissuto delle dinamiche sostanzialmente simili: tutti ne parlavano, ma le applicazioni reali sono a lungo rimaste poche. Le barriere sono spesso culturali, e gli incontri come IoTea hanno proprio l’obiettivo di far capire come innestare l’IoT nel business delle aziende. Noi dimostriamo, con esempi pratici, che un’applicazione Iot fa risparmiare soldi e offre nuove opportunità di Business; poi tocca agli imprenditori scegliere come integrare queste opportunità nel proprio settore. Un esempio concreto è rappresentato dal mercato delle stampanti. In passato le aziende di settore vendevano l’hardware e poi la gestione era affidata ai clienti. Oggi, al contrario, i clienti sono disposti a pagare le stampe, ma il servizio è tutto in carico al venditore, che deve garantire il costante corretto funzionamento delle stampanti. Un obiettivo che può essere garantito, in modo economico, solo attraverso un costante monitoraggio da remoto delle macchine installate. Si tratta di approccio al mercato completamente nuovo, che le aziende italiane sapranno sfruttare al meglio, anche se alcune stanno ancora decidendo come modificare il proprio business.
Mettere le informazioni in Rete, però, espone a una serie di problemi di sicurezza. Come affrontare questi aspetti?
Credo che la sicurezza possa essere un problema solo se non viene affrontata in modo corretto. In primo luogo, come ha fatto Solair adottando Microsoft Azure, occorre scegliere piattaforme Cloud in possesso di tutte le certificazioni internazionali. Senza dimenticare che, spesso, il vero punto debole della sicurezza è proprio l’utente. Ad esempio, la nostra piattaforma permette di creare profili di accesso diversi per differenti ruoli aziendali: ad esempio il manufacturers vede informazioni diverse rispetto al manutentore e ancora diverse rispetto al cliente finale. Il problema della sicurezza deve essere delegato al provider, scegliendo partner strutturati e in possesso di un’offerta davvero completa di tutto.
Le aziende sono spesso spaventate dagli investimenti necessari, così alcune scelte sono guidate da fattori economici…
Il mondo dell’Iot ha numerose sfaccettature e, spesso, è un ambiente di sperimentazione. Ma su progetti industriali non si può fare una cosa amatoriale. Anche perché i progetti industriali sono tipicamente destinati a crescere e un progetto amatoriale, malgrado la buona volontà, potrebbe non supportare una simile crescita. Noi da anni trattiamo Plm di tipo industriale e, pur essendo un’azienda di medie dimensioni, abbiamo tutte le competenze necessarie per affrontare grandi complessità. Certo, a volte, può apparire più economico affidarsi a un interlocutore di piccole dimensioni, magari vicino anche dal punto di vista territoriale. Ma affidare la gestione di centinaia di macchine a un’azienda non strutturata espone a rischi difficili da prevedere.