Accade sempre più spesso che i sensori industriali vengano collegati alla rete IP. Un’opportunità che permette di virtualizzare le applicazioni e di disporre di enormi potenze di calcolo anche senza significativi investimenti in infrastrutture. La diffusione di connessioni wireless, sempre più stabili, veloci, sicure, versatili e ovunque, infine, ha contribuito a svincolare definitivamente le applicazioni dalla loro fisicità.
L’insieme di questi fenomeni ha favorito la nascita dell’IoT o meglio dell’IoE. Infatti Internet è oggi pervasiva “solo” in ambito privato, ma sta rapidamente conquistando anche il settore industriale.
I valori sono pubblicati
Il nuovo paradigma, in pratica, porta gli oggetti a non rispondere più a specifiche richieste. Al contrario, gli oggetti condividono, o meglio a “pubblicano” in rete, tutte le informazioni in loro possesso, lasciando che ogni utilizzatore, in base alle proprie esigenze e al servizio sottoscritto, utilizzi quanto disponibile.
Un esempio emblematico di questo approccio è rappresentato dall’impiego all’interno di un sito produttivo. In tal caso, anziché installare decine di termometri dedicati, è possibile utilizzare un unico strumento di misura, lasciando poi ad ogni apparecchiatura il compito di acquisire e utilizzare i dati in funzione delle proprie esigenze o come elemento fondamentale per l’attivazione di processi automatizzati.
L’attenzione sarebbe così focalizzata sull’effettiva funzione applicativa, con una grande disponibilità condivisa di informazioni e con la possibilità di estendere la vita utile di un oggetto, aumentandone la disponibilità.
I grandi ci credono
A testimonianza del crescente interesse per l’IoT anche in ambito industriale, è recentemente nato l’Industrial Internet Consortium, che vede fondatori di assoluto rilievo in ambito industriale, come AT&T, Cisco, GE, Intel e IBM. Un fatto che conferma le previsioni di IDC e Gartner, secondo i quali nel 2020 si conteranno tra i 26 e i 28 miliardi dispositivi IoT, contro i 9 miliardi di oggi.
“Esa Automation”, come spiega Fabio Massimo Marchetti “crede molto nelle potenzialità di questo nuovo paradigma, al punto di aver costituito a Rovereto un proprio centro di ricerca, con l’obiettivo di mettere in relazione scenari attuali e futuri attraverso una piattaforma innovativa. L’azienda mira a concretizzare un sistema di semplice integrazione, che faccia da bridge tra IoT e mondo reale. Le tecnologie, infatti, aiutano a fare questo passaggio, ma non si possono perdere di vista gli aspetti industriali e, in particolare, i vantaggi in termini di ottimizzazione dell’energia disponibile.
“Efficienza”, ha spiegato Marchetti nel corso della XIII giornata della Ricerca di Anie, “significa sostenibilità. Anche per questa ragione, uno dei primi prodotti del nostro laboratorio è Smart Meter Esaware, che consente di realizzare un monitoraggio continuo degli assorbimenti energetici”. Proprio la disponibilità di dati certi e in tempo reale, infatti, rappresenta il presupposto essenziale per una corretta politica di ottimizzazione energetica. Solo partendo dai dati, infatti, è possibile confrontarsi con le Kpi internazionali e comprendere, in modo concreto, quanto sia efficace il proprio sistema produttivo.
I nuovi strumenti di misura firmati Esa, quindi, nascono già con la possibilità di supportare connessioni wireless e fisiche, per sfruttare sempre la massima connettività, completata dalla capacità di autoconfigurazione e di auto provisioning verso il cloud.
Il tutto a fronte di un prodotto di basso costo, installabile senza l’intervento di tecnici specializzati o la necessità di una configurazione specifica. A questo si aggiunge la possibilità di effettuare l’installazione senza interrompere il servizio.
La ricetta, sottoscritta da Esa, consiste quindi nel creare prodotti semplici, mentre tutta l’intelligenza è concentrata nel software di Energyware, capace di acquisire i dati di effettivo interesse e di ottimizzarne l’impiego.