Si parla ancora di robot e di disoccupazione nella ricerca "The Impact of Industrial Robots on Eu Employment and Wages", diffusa da Bruegel, uno dei maggiori think-tank europei. Secondo i ricercatori, introdurre un robot ogni mille lavoratori comporta un taglio di 0,2 punti percentuali nel tasso di occupazione dell'economia nazionale.
Si tratta di un impatto economico importante, soprattutto in una realtà come quella italiana, dove il tasso di occupazione è di poco superiore al 60%. E dove l'introduzione di un singolo ogni mille lavoratori porterebbe, secondo la stima dello studio, a cancellare 75mila posti di lavoro. Un dato che, stando a quanto scrivono i ricercatori di Bruegel, è ancora più grave se consideriamo il fatto che i posti di lavoro cancellati non sarebbero quelli degli anziani. Ma, al contrario, i robot sono in “competizione” con i giovani in possesso di un diploma di media superiore, soprattutto maschi.
Non è vero
Questi dati sono però contraddetti da uno studio di TradeMachines, secondo cui non sembra che l'automazione faccia aumentare la disoccupazione. Infatti la Germania, terzo mercato per robotica, ha registrato un calo nel livello di disoccupazione del 37% dal 2009 al 2015. Questo perché i robot, in realtà, aumentano la produttività: nel solo mercato del lavoro dell’automotive americano i robot hanno creato 1,5 milioni di posti di lavoro.
Senza dimenticare che, soprattutto in Italia, in assenza di adeguati investimenti in automazione, si corre il rischio di una progressiva deindustrializzazione del sistema Paese.