Il mercato del 3D printing e dell’Additive Manufacturing (AM) si trova ancora nella sua fase embrionale, con tassi di crescita annui stimati del 20%. Un settore in piena espansione, quindi, dove la personalizzazione più spinta dei prodotti lascia sperare nell’acquisizione sempre maggiore di questo tipo di tecnologia da parte delle aziende italiane.
Queste tematiche sono state al centro dell’evento “EOS meets the media” organizzato a Milano da EOS, player di riferimento nella fornitura di tecnologie per la stampa 3D industriale di polimeri e metalli. Protagoniste dell’incontro, insieme alla tecnologia EOS, sono state due realtà che rappresentano due fiori all’occhiello nell’AM rispettivamente nell’ambito della ricerca e del mondo della prototipazione e della produzione italiane: il Politecnico di Torino e Prosilas, che fin dai loro esordi collaborano con la società tedesca per offrire il massimo livello di affidabilità, innovazione e professionalità ai propri partner.
“Il mercato dell’AM ha un forte impatto su tutto il settore industriale, sia su piccole che grandi realtà, sia per la parte metallo che per la parte polimero, che stanno sempre di più affacciandosi a questa tecnologia integrandola all’interno delle proprie aziende per essere più competitive sul mercato – spiega Giancarlo Scianatico, Regional Manager per l’Italia di EOS -. Oggi abbiamo invitato Luca Iuliano del Politecnico di Torino, uno dei più grandi esperti in tema AM in Italia, e Vanna Menco AD di Prosilas, una società di servizi italiana per tutte le applicazioni che vengono fatte in polimero, per fare il punto sulla situazione portando sotto la lente di ingrandimento due realtà di successo completamente Made in Italy”.
Politecnico di Torino: il pioniere dell’AM diventato protagonista in Europa
A guidare l’ateneo torinese fin dai primi anni ’90 è stato l’impegno costante nell’AM, portandolo a sviluppare una serie di importanti collaborazioni, in Italia e all’estero, con enti pubblici ed aziende private, culminato con la creazione del nuovo centro interdipartimentale Integrated Additive Manufacturing.
A dare il via alla sperimentazione in questo campo furono nel 1991 il professor Iuliano e il professor Ippolito, che svilupparono il primo progetto di ricerca a livello internazionale sul tema. L’acquisto di un primo sistema EOS risale al 2005: una EOS M 250 per la produzione additiva di metalli. Nel 2007 comincia invece la collaborazione con Avio Aero per lo sviluppo della produzione EBM di pale per turbina in TiAl e nel 2010 con l’Istituto di Tecnologia, che porta all’acquisto di un altro sistema dell’azienda tedesca, l’EOS M 270. Anno importantissimo è stato il 2015, quando il polo universitario piemontese crea una partnership con il consorzio Prima Industrie per lavorare a un nuovo progetto europeo. Nel 2016 arriva invece la decisione di creare il centro interdipartimentale Integrative Additive Manufacturing (IAM) che al suo interno racchiude il Dipartimento di ingegneria Gestionale e della Produzion (DIGEP), il Dipartimenti di Ingegneria Informatica e dei Controlli (DAUIN), il Dipartimento di Ingegneria delle Scienze applicate e Tecnologia (DISAT), il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale (DIMEAS) e il Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni (DET), con l’obiettivo di tracciare nuovi percorsi nella gestione, sviluppo e ricerca in un mondo complesso come quello dell’Additive Manufacturing.
“Il centro di integrated additive manufacturing del politecnico di torino è un punto di orgoglio del nostro ateneo in cui anche la Regione Piemonte ha contribuito con un finanziamento corposo per far crescere l’AM non solo a livello accademico ma anche a livello industriale con l’attivazione di pilot line per le piccole e medie imprese” spiega il professor Luca Iuliano, che traccia poi un quadro sulla situazione italiana: “In Italia sono stati fatti molti passi in avanti significativi anche con il contributo delle grandi imprese che si sono trascinate dietro le pmi. A livello universitario si sta consolidando la tecnologia soprattutto in alcune regioni trainanti come il Piemonte che hanno permesso di sviluppare queste tecniche. Il mercato più interessante e sicuramente più innovativo è il metallo ma anche il polimero sta giocando un ruolo di primo piano, anche con fatturati superiori.
Il trend è positivo anche per il futuro in quanto la personalizzazione spinta dei prodotti necessiterà di queste tecniche sia per il metallo che per il polimero per tutti i settori industriali”.
Prosilas: un sogno diventato realtà
Prosilas nasce nel 2003 dall’idea visionaria dell’ingegnere marchigiano Giulio Menco e di altri due soci e che oggi è diventata uno dei più importanti poli industriali del nostro Paese per la produzione di polimeri ad alto impatto ingegneristico. Con l’acquisto della prima macchina EOS P 380 si sancisce di fatto l’apertura dell’azienda, che mirava a produrre prototipi utili alle progettazioni di architetti e ingegneri. Questa attività, però, non fu mai realmente sviluppata come linea di business e da subito l’imprenditore suscitò l’attenzione di una grande azienda del settore dedicato ai giochi per bambini, come Clementoni, e di alcune imprese del comparto dell’illuminotecnica, come iGuzzini. Angolazioni commerciali a cui nessuno aveva pensato in precedenza e che invece originariamente furono il motore di uno sviluppo che non tardò ad arrivare e che oggi vede l’azienda come la più importante realtà italiana per la sinterizzazione laser di polimeri.
Nel 2008 i due soci, però, abbandonano l’azienda e così la famiglia Menco decide di rilevarla completamente per non perdere la scommessa fatta cinque anni prima. Vanna Menco, figlia di Giulio, subentra come amministratore delegato e nel 2009 l’impresa decide di investire nuovamente nella storica collaborazione con EOS, acquistando un nuovo sistema EOS P 395 per la produzione di polimeri garantendo così una crescita esponenziale dei volumi di attività e fatturato. Prosilas, quindi, sceglie di orientare gran parte della sua attenzione verso la produzione di grandi parti e si specializza in modo particolare nel settore dell’automotive, rinnovando il suo parco macchine ogni anno fino ad arrivare, tra il 2017 e il 2018, all’acquisto di quei due sistemi EOS P 770 che hanno portato la PMI italiana ad avere un totale di 9 sistemi della società tedesca per la sinterizzazione plastica. Queste ultime macchine, inoltre, hanno permesso a Prosilas (unica azienda in Italia ad avere due soluzioni di stampa 3D di questo tipo all’interno dei propri spazi) di avere due camere di lavorazione ancora più grandi, con una capacità di volumi di produzione maggiori che hanno consentito all’impresa di raggiungere nel 2017 un fatturato di oltre due milioni di euro, con uno staff che da una persona nel 2003 oggi conta circa 20 dipendenti e un modello di business tanto flessibile da poter passare dall’automotive al fashion e dal settore dei giocattoli per i più piccoli a quello dell’healthcare.
“Credo di poter dire che noi siamo la conferma del fatto che l’Italia sia pronta ormai per l’Additive Manufacturing e questo è sottolineato anche dalla varietà dei settori e dei clienti con cui ci confrontiamo ogni giorno, passando dai giochi per bambini alla MotoGP e dalla Formula 1 al settore della moda – commenta Vanna Menco -. Un ventaglio di nuove opportunità che si arricchisce costantemente grazie alla flessibilità di una tecnologia, come quella proposta da EOS, che ci permette di diversificare la nostra attività, rispondendo nella maniera migliore a ogni esigenza dei nostri clienti e raggiungendo sempre nuovi traguardi sia in termini di business, sia sotto il profilo dell’innovazione”.