Dopo essersi fatto strada in diversi settori, la digital trasformation sta investendo anche il manifatturiero, comparto che in Italia rappresenta uno di quelli trainanti dell’economia. La ragione è molto semplice: i benefici della trasformazione digitale sono ormai noti e “certificati” da diversi studi di settore che evidenziano la correlazione positiva tra investimenti in digitale e risultati di business. A differenza di qualche anno fa però, dove la trasformazione digitale era una scelta, oggi per le imprese di tutto il mondo è diventato un obbligo se si vuole rimanere sul mercato: chi non innova continuerà a perdere progressivamente quote di mercato rispetto ai concorrenti più agili.
A che punto solo le imprese manifatturiere italiane?
Oggi è solo il 14% ad aver raggiunto uno stato di sviluppo digitale avanzato grazie alla realizzazione di vere e proprie fabbriche 4.0, caratterizzate dall’integrazione dei macchinari con la forza lavoro lungo tutto il processo produttivo. Quasi la metà (49%) sta però ponendo le basi per una gestione digitale dei processi, mentre il 37% è invece ancora in alto mare a causa dell’implementazione soltanto di alcuni progetti piloti. Di questi, il 3% non ha avviato alcuna iniziativa digitale.
“Ancora ampio è il divario tra le piccole e le grandi aziende: queste ultime hanno sì le disponibilità di capitali da investire e strategie di sviluppo ben strutturate (il 70%), ma il processo di digitalizzazione risulta frenato da difficoltà organizzative e di cultura aziendale. Al contrario invece, le realtà più piccole del manifatturiero possono da un lato sfruttare il vantaggio di una più rapida trasformazione, ma dall’altro la mancanza di una governance strategica e le difficoltà di accesso agli incentivi economici limitano la digital transformation” ha spiegato Jim Heppelmann, Presidente e CEO di PTC in occasione del World Manufacturing Forum, svoltosi oggi a Cernobbio.
In questa direzione, dai diversi workshop ai quali hanno partecipato i maggiori esperti del settore manifatturiero di tutto il mondo, è emerso come, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda, una delle principali problematiche che tutte le tipologie di imprese devono affrontare è quello dello Skill Gap.
“La mancanza di competenze è dettato sostanzialmente da due fattori: da una parte vi è l’invecchiamento della popolazione aziendale abbinata all’assenza di training che rende i lavorati non competenti rispetto all’avvento delle nuove tecnologie. Dall’altro invece si registrano difficoltà da parte del mondo scolastico ed accademico di formare giovani talenti indirizzati al digitale” ha sottolineato Jim Heppelmann.
Imprese, governi e università sono quindi chiamati ad operare in modo sinergico così da poter incentivare la formazione del personale esistente e favorire l’uscita dagli istituti futuri lavoratori maggiormente skillati sul digitale.