Per gli appassionati di ciclismo, luglio è il mese del Tour de France. Un avvenimento sportivo che quest’anno sta facendo discutere per la squalifica di Sagam ma, soprattutto, sta facendo sognare gli italiani dopo la vittoria di Fabio Aru nel primo arrivo in salita.
Anche chi non ama questo sport, però, non può non essere incuriosito dalla posizione assunta da Chris Froome in discesa. Una posizione “inventata” dal campione Britannico (ma nato a Nairobi) nella discesa dal Col de Peyresourde: pedalando con il sedere sulla canna e il petto appoggiato sul manubrio.
In questa posizione, infatti, Froome avrebbe il vantaggio aerodinamico di essere seduto sulla canna, ma con la possibilità di pedalare per avere maggiore velocità.
Un rischio inutile
A parte la pericolosità di questa posizione, in quanto risulta difficile controllare correttamente la bicicletta e ammortizzare eventuali buche, è interessante lo studio svolto da Bert Blocken, dell’università tecnologica di Eindhoven, nel quale in collaborazione con altri studiosi di KU Leuven, l’università di Liège in Belgio, e l’impiego di soluzioni Ansys è stata valutata l’effettiva fluidodinamica del corridore. Per questa ragione, gli esperti hanno confrontare quattro posizioni in sella: posizione da cronometro (con le protesi che “allungano” il manubrio), seduti sulla canna (come Froome), seduti sulla sella con il petto vicino al manubrio (la classica “presa bassa”), e posizione di pedalata normale (con le mani sulla parte superiore del manubrio).
Ovviamente la posizione da cronometro si è rivelata la più efficace e quella in presa alta la più lenta, generando il 19,9% di resistenza aerodinamica in più. Tuttavia, scendere dalla sella riduce di solo l’1% l’aerodinamicità rispetto alla posizione da cronometro, mentre lo stile di discesa di Froome è dell’1,6% meno aerodinamico, anche se permette di guadagnare quasi il 3% rispetto alla presa bassa. In ogni caso, anche se apparentemente la posizione non era ottimale da un punto di vista aerodinamico, Froome è riuscito a guadagnare 13 secondi sugli avversari.
Secondo Blocken questo è dovuto a svariati elementi quali lo stacco creato in cima al Peyresourde, l’esitazione del gruppo di inseguitori prima dell’arrivo e il fatto che i rivali di Froome potrebbero aver adottato posizioni ancora meno efficienti.
Si tratta di valutazioni condivisibili da un punto di vista fluidodinamico. Ma chi ha praticato il ciclismo sa bene che, anche in una discesa percorsa ad alta velocità, sono altrettanto importanti la capacità di guida, le energie residue e il coraggio di un corridore.