Zebra Technologies ha presentato i risultati di una ricerca da cui è emerso che la maggioranza dei professionisti in ambito di produzione (il 97%) considera l’Internet delle Cose (IoT) come una delle più straordinarie iniziative tecnologiche del settore. La maggior parte degli intervistati si aspetta che l’Internet delle Cose fornisca dati operativi fruibili in loco e condizioni tali da rafforzare la supply chain, ridurre le perdite e i rischi aziendali, oltre a migliorare i processi e ottimizzare costi e risorse, potenziando il servizio fornito ai clienti.
I numeri della ricerca
Dallo studio emerge come l’83% degli intervistati dichiari di aver già implementato le soluzioni IoT o di aver pianificato la loro implementazione entro l’anno. Allo stesso tempo Wi-Fi, Real-time locating systems (RTLS), sensori di sicurezza, codici a barre, GPS e mobile computers sono le tecnologie considerate più importanti per l’implementazione delle soluzioni IoT.
É inoltre interessante rimarcare come meno del 5% degli intervistati pensi che il settore manifatturiero non sia ancora pronto all’implementazione delle soluzioni di IoT. Le uniche preoccupazioni, espresse da metà delle persone coinvolte nello studio, sono legate ai costi. Quest’ultimi, infatti, sembrano rappresentare il più grande ostacolo all’adozione di soluzioni IoT, mentre il 46% ha citato problemi relativi a privacy e sicurezza.
Efficienza al top
Secondo Jim Hilton, Senior Director, Global Manufacturing Principal di Zebra Technologies, “le operazioni in ambito di produzione avvengono in modo sempre più efficiente rispetto al passato grazie all’utilizzo di macchine e sensori smart che permettono di ridurre il più possibile i tempi di fermo-macchina, ma anche un migliore utilizzo delle risorse e un time-to-market più rapido. La nostra indagine conferma che il settore 4.0 è ben avviato, ma servono una maggiore condivisione delle informazioni e formazione per incrementare l’adozione dell’IoT in ambito di manufacturing. Zebra Technologies si impegna a colmare questa lacuna, consentendo un’esperienza più intuitiva in cui i processi, gli strumenti e il personale sono più profondamente interconnessi, in modo smart”.
Ma l’Italia è lontana
Le risposte delle aziende americane sono però molto diverse da quelle fornite dalle realtà italiane. Un’indagine condotta dal Laboratorio di ricerca Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università di Brescia sul Digital Manufacturing 2.0 ha infatti rilevato che “Una quota parte rilevante delle aziende manifatturiere non ha ad oggi una conoscenza (nemmeno superficiale) delle tecnologie indagate”. Dai risultati svolti sulle realtà nazionali emerge come solo la Stampa 3D risulti nota a più della metà del campione (61%), peraltro con una buona percentuale (27%) di aziende dotate di conoscenza approfondita. Solo il 44% delle aziende possiede del know-how relativo ad applicazioni dell’Internet delle Cose, ma solamente il 5% ne ha una conoscenza approfondita. Per le altre tecnologie il livello di conoscenza è ancora più basso, con picchi di “non conoscenza” che vanno dal 65% della Realtà Aumentata, fino ad oltre l’80% per le Nanotecnologie”.