Sul futuro dell’auto “non bisogna ragionare da tifosi: dobbiamo giocare fino in fondo la partita dell’elettrico, che è l’autostrada per il futuro della mobilità, ma riteniamo ci sia un ruolo anche per i motori endotermici, con e-fuel, biocarburanti e anche con l’idrogeno. Il mondo va avanti, la ricerca pure. Dobbiamo andare verso la decarbonizzazione e insieme accompagnare il sistema produttivo”. Lo ha detto il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, intervenendo a Milano al Forum Automotive.
Con riferimento al regolamento che bloccherebbe l’immatricolazione di auto e van alimentati a diesel e benzina al 2035, il Ministro ha chiarito che l’Italia dice “no al 2035 come data fissa per lo stop a tutti i motori termici senza alternative. Ribadiremo anche nei prossimi passaggi di Consiglio europeo la posizione, chiedendo l’inserimento di e-fuel e biocarburanti”. “Nel contempo – ha spiegato – abbiamo fatto i decreti per ventunomila colonnine elettriche”, riferendosi all’intervento nell’ambito del PNRR per le infrastrutture di ricarica in centri urbani e superstrade.
“Sul biometano – ha aggiunto Pichetto – abbiamo fatto il decreto e ci siamo dati l’obiettivo di avere una produzione al 2024 pari a quello che è il consumo di tutti i mezzi pubblici italiani. Stiamo valutando pipeline per far passare l’idrogeno per migliaia di chilometri. Questa è l’evoluzione alla quale andiamo incontro”.
“Il nostro – ha proseguito Pichetto, confrontandosi con gli operatori del settore – è un sistema che vale la metà della produzione europea, con 350 mila occupati complessivi e più di 250 mila artigiani. E ci sono ancora due milioni e mezzo di auto Euro 1 e 2. Ci aspetta una rivoluzione – ha concluso il ministro – che se ha una logica di mercato è interessante, se è un ‘dictat politico può essere un disastro”.
La posizione italiana sull’automotive
Del resto, la posizione del nostro Paese sul futuro dell’automotive è già stata espressa a Bruxelles, alla riunione degli ambasciatori dei Paesi dell’Ue, quando l’Italia ha espresso una posizione contraria alla proposta di Regolamento europeo che prevede il bando alla produzione e vendita di auto e van con motori termici al 2035.
Pur condividendo gli obiettivi di decarbonizzazione, l’Italia sostiene che i target ambientali vadano perseguiti attraverso “una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, pianificata e guidata con grande attenzione, per evitare ripercussioni negative per il Paese sia sotto l’aspetto occupazionale che produttivo.
Bloccare i motori termici non è la soluzione
L’Italia ritiene inoltre – questa la posizione che verrà espressa – che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali.
Una razionale scelta di neutralità tecnologica a fronte di obiettivi ambientali condivisi deve consentire agli Stati membri di avvalersi di tutte le soluzioni per decarbonizzare il settore dei trasporti, tenendo conto delle diverse realtà nazionali e con una più graduale pianificazione dei tempi.
“L’utilizzo di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici”- afferma il ministro Pichetto – “contribuirà ad una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini”.
Le ripercussioni su Stellantis
Si è svolto lo scorso febbraio, a Palazzo Piacentini il tavolo Stellantis. Presenti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso con il viceministro Valentino Valentini e il sottosegretario Fausta Bergamotto, “a conferma – ha evidenziato il Ministro – dell’importanza che il Governo riserva al settore automotive e al ruolo centrale dell’azienda per la filiera nazionale. I nostri obiettivi – ha continuato Urso – sono il rilancio della produzione nazionale, l’innovazione tecnologica e la tutela della occupazione”.
Il Ministro durante il suo intervento ha affermato come il confronto continuo sarà utile a tutti per verificare gli sviluppi degli investimenti e le ricadute sul sistema industriale. Al tal riguardo Urso ha anche ricordato gli impegni del nuovo governo in sede europea per la neutralità tecnologica. “Una battaglia – ha sottolineato – purtroppo non adeguatamente rappresentata dai precedenti esecutivi ma sulla quale noi non intendiamo mollare con il supporto del Sistema Paese, imprese e sindacati”.
Urso ha parlato della necessità di indirizzare la domanda, ricordando le risorse pubbliche conferite a Stellantis con i contratti di sviluppo e gli accordi per l’innovazione, per oltre 2,7 miliardi, così come il fondo pluriennale automotive con una dotazione di 8,7 miliardi di euro fino al 2030, che consentono il rafforzamento della produzione in Italia soprattutto nei modelli e componenti che assicurano lo sviluppo tecnologico secondo gli obiettivi della sostenibilità ambientale e “devono essere indirizzati anche a rafforzare la filiera nazionale”.
Sul tema degli incentivi il Ministro ha ricordato come questi siano sinora andati in misura maggiore a sollecitare la domanda di auto prodotte da Stellantis, sebbene per meno della metà su modelli fabbricati in Italia. “Questo gap va colmato al più presto: gli incentivi devono andare a beneficio del lavoro italiano”.
Al tavolo Urso ha sollecitato pertanto maggiore attenzione alla filiera dell’automotive, con le stesse modalità con cui avviene in altri Paesi, citando il caso Lear di Grugliasco (Torino), “che crediamo sia un pericoloso segnale d’allarme”.