Una politica industriale europea assertiva, competitiva e solidale è delineata nelle proposte che oggi il Ministero delle imprese e del Made in Italy (Mimit) presenterà durante una serie di incontri con i Ministri di Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Romania e Grecia. Nei prossimi giorni sono previsti altri incontri con i Ministri di Svezia, Portogallo, Croazia, Spagna, Austria e Cipro e con il Commissario europeo Thierry Breton.
Secondo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Alfonso Urso, la Comunicazione della Commissione europea è infatti una base di partenza che può e deve essere migliorata, per diventare davvero efficace. Offre una prospettiva parziale del dibattito in corso sulla nuova politica industriale europea, come risposta alla sfida della competitività, sullo sfondo del duplice obiettivo della transizione verde e digitale. Il negoziato vero e proprio inizia adesso e proseguirà per due mesi sino al Consiglio europeo del 23-24 marzo.
Andare oltre
Occorre elevare il livello di ambizione, in particolare sul piano delle risorse. Il documento di base si incentra infatti solo sulle modalità che agevolino l’accesso delle imprese ai benefici fiscali, sulla semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato e sui nuovi indirizzi dei fondi esistenti verso le industrie clean-tech, fattori necessari ma non sufficienti per garantire l’efficacia dell’azione europea. Non si menzionano risorse “nuove”, ma solo quelle del NextGenerationEu, del Programma Horizon su ricerca e innovazione, della politica di coesione e infine quelle dei programmi REPowerEU e InvestEU.
Il documento si limita a prendere nota dell’intenzione della Commissione di creare a medio termine un Fondo sovrano europeo strumentale al perseguimento della doppia transizione verde e digitale. Troppo poco anche rispetto a quanto preannunciato dai vertici delle istituzioni europee e allo stesso titolo della Comunicazione della Commissione.
Occorre maggior ambizione, oggi più che mai è necessaria una politica europea, assertiva, competitiva e solidale.
I principi fissati dall’Italia
Quattro sono i principali punti su cui si basa la posizione italiana per rendere davvero efficace la proposta europea:
- agire in una logica di “pacchetto sull’industria”, in linea peraltro con la posizione espressa dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. La discussione sugli aiuti di Stato (Temporary Crisis and Transition Framework) deve aver luogo contestualmente a quella sulla revisione della governance economica e sulla necessità di costruire una capacità fiscale centrale, sulla scorta dell’esperienza positiva di NextGenerationEU e/o SURE. La decisione deve essere complessiva per essere davvero unitaria e quindi efficace;
- migliorare la proposta di revisione delle regole europee sugli aiuti di Stato per garantire un’effettiva ed efficace semplificazione e velocizzazione delle procedure, premessa necessaria per una reale competitività delle imprese europee. Questo è tanto più importante per i settori strategici, sui quali si misura la competitività globale (es: semiconduttori, materie prime, energia, difesa e aerospazio, strumenti bio e ad alta tecnologia). In tale contesto occorre garantire che non vi siano differenti potenzialità nell’utilizzo degli strumenti che di fatto favoriscano i paesi con maggior capacità fiscale, con il rischio di frammentare il Mercato Interno e di aumentare il divario socio economico tra paesi e aree dell’Unione;
- affermare con chiarezza il principio di solidarietà, che è a fondamento della casa comune europea, sulla base dell’esperienza di successo del Programma SURE, al fine di consentire agli Stati membri l’accesso al credito a condizioni paritetiche, da utilizzare a beneficio delle imprese e quindi dell’occupazione nei settori chiave dell’economia, delle due transizioni (verde e digitale) e ai fini del perseguimento dell’autonomia strategica dell’UE;
- definire con chiarezza i settori da supportare e le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo, assolutamente necessario per sostenere il sistema delle imprese in una logica di coesione e competitività.