Il 2016 si presenta un anno di sviluppo per le smart cities, come sostiene Gartner. La quota di dispositivi connessi è in rapida crescita e lo è anche il settore IoT; nel nuovo anno si raggiungeranno 1,6 miliardi di oggetti connessi.
Il settore commerciale seguito da quello dei trasporti, servizi ed edifici residenziali saranno gli ambiti IoT in cui si investirà in maniera più consistente. Per quanto riguarda il settore commerciale il 24% degli investimenti complessivi riguarderà le telecamere di sorveglianza, gli impianti di illuminazione ed altri tipi di sensori. Un altro 21% coinvolgerà la domotica e le smart home, delle quali si potranno controllare a distanza moltissimi aspetti, ad esempio l’impianto di riscaldamento, le luci e gli elettrodomestici.
Le smart homes
Gli oggetti interconnessi hanno lo scopo di fornire informazioni utili ed un quadro dettagliato della situazione energetica, logistica ed economica della struttura. Grazie alle analisi approfondite ottenute incrociando dati provenienti da fonti differenti connesse sarà possibile gestire ogni aspetto della nostra casa.
Per fare un esempio pratico, della smart home in cui abiteremo tra qualche anno, potremo attraverso un tablet e conoscere le cause dei consumi di energia, di quelli idrici e termici. Grazie a questo quadro riusciremo a decidere in modo consapevole se cambiare la caldaia, aumentare l’efficienza dell’impianto di illuminazione o fare un po’ di attenzione all’acqua che consumiamo.
“Gli edifici commerciali smart faranno il più alto uso di Internet of Things fino al 2017, dopo di che le case intelligenti prenderanno il largo fino a contare poco più di 1 miliardo di cose connesse nel 2018”. “Soprattutto in siti di grandi dimensioni, come ad esempio le zone industriali, parchi uffici, centri commerciali, aeroporti e porti marittimi, l’IoT può aiutare a ridurre i costi energetici, gestione degli spazi e manutenzione degli edifici fino al 30%”, ha spiegato Bettina Tratz-Ryan della Gartner.