Se in futuro i robot “faranno tutto”, cosa rimarrà da fare agli uomini? É questa una domanda, forse più filosofica che pratica, di cui si sente spesso parlare, magari anche dimenticando che quel giorno è ancora molto lontano. Indipendentemente dal tempo necessario per arrivare a questo traguardo, la società è chiamata a confrontarsi su anche su questo argomento. Così, nel corso dell'inaugurazione della nuova sede degli ordini provinciali degli architetti e degli ingegneri di Lecco, si è parlato proprio del futuro dei robot con il professor Thomas Bock, della TUM University di Monaco di Baviera. E proprio il Bock, pioniere in Europa nel mondo dell’automazione nelle costruzioni, nel convegno di apertura si è focalizzato su “Urbis et Orbis: nuovi scenari nel mondo delle costruzioni e della robotica”. Sottolineando come la prossima ondata tecnologica, resa possibile dal connubio di più competenze, metterà al centro le persone e il loro benessere e non le applicazioni come avvenuto in passato.
Bock, del resto, ha la possibilità di monitorare l'evoluzione della robotica da un osservatorio privilegiato, quello di direttore dell’Associazione Internazionale per l’automazione e la robotica nelle costruzioni. Da qui la sua convinzione del fatto che anche l'approccio della tecnologia cambierà in modo radicale nei prossimi anni: “se osserviamo l'evoluzione storica delle tecnologie, possiamo rilevare che hanno un andamento ciclico: se adesso stiamo vivendo il picco del flusso informativo, nel prossimo futuro la focalizzazione sarà sulla qualità della vita”.
Ma i robot sono davvero un vantaggio?
Focalizzandosi sul mondo dell'edilizia, Bock ha evidenziato come, ancor oggi, costruire con i robot costi più che produrre con le persone. Ha però il vantaggio di essere un'attività molto più rapida e priva di errori strutturali. Inoltre in fatto di contrarre il tempo necessario per completare un edificio permette di sfruttarne da subito i vantaggi.
Un simile cambiamento porterà i progettisti di diversa estrazione a collaborare sempre di più, anche per il benessere delle persone che vivranno negli edifici. Da qui la necessità di un approccio multiculturale per la società del futuro.
Bock, però, vede anche una serie di limiti nell'impiego esteso dei robot: “Io sono scettico sul fatto che i robot che possano aiutare le persone anziane. Gli anziani dovranno invece essere dei trainer per i giovani. Credo sia necessario trovare nuovi equilibri tra l'esperienza del passato e gli sviluppi tecnologici del futuro”. Al contrario, secondo il professore tedesco, è necessario che proprio in fase di progettazione si valuti con estrema attenzione la possibilità di agevolare la vita delle persone anziane, ma anche di quelle con disabilità: “Occorre inserire nativamente, nella progettazione degli edifici, la possibilità di integrare gli ausili necessari alle singole persona disabili o anziane”. Un nuovo approccio progettuale che oggi non è banale, perché la tecnologia sta attraversando una fase di rapida espansione e, quindi, risulta difficile identificare le soluzioni in grado di fornire adeguate risposte alle esigenze future. Nell'arco di alcuni anni, secondo Bock, la tecnologia vivrà invece una fase di assestamento, durante la quale i vantaggi, che oggi si possono intravedere, saranno davvero concreti.
L'Europa meglio della Cina
Lo sguardo di Bock, che ha conseguito anche un dottorato all’università di Tokyo, non si limita però agli aspetti tecnologici, ma spazia anche su quelli più sociologici e, in particolare, sulla sfida tra l'Europa e la Cina.
Un'analisi molto ottimistica, in vista delle sfide future: “La storia europea è più breve di quella cinese, ma la competenza tecnologica, unita a quella culturale, ci hanno fatto evolvere molto più rapidamente negli ultimi decenni. É però importante superare le limitazioni dettate dalla sempre più forte tendenza a sviluppare le tecnologie a compartimenti stagni, mentre è necessaria una maggiore collaborazione tra i diversi professionisti”.
Una collaborazione che proprio a Lecco, grazie alla condivisione della sede tra architetti e ingegneri, può portare a sempre maggiori opportunità di collaborazione. Del resto, come ha sottolineato Elisabetta Ripamonti, presidente dell'Ordine degli Architetti di Lecco, se in futuro i robot svolgeranno sempre più attività ripetitive, “l'uomo potrà astrarsi dalle attività banali e avrà il tempo per fare cose sempre più meravigliose, come quelle che hanno caratterizzato la storia e la cultura del nostro Paese. Perché partendo anche dalla nostra storia possiamo affrontare il futuro”.