I robot hanno fatto calare l’occupazione e i salari medi. É quanto emerge da uno studio pubblicato dal National Bureau of Economic Research del Mit di Boston, ripreso da Ansa e diffuso con enfasi dai media nazionali. Un’enfasi che, però, prende spunto da una notizia fornita solo parzialmente da Ansa. Lo studio, infatti, fa riferimento a dati relativi agli anni compresi tra il 1990 e il 2007, trascurando quindi le evoluzioni dell’ultimo decennio.
Il dato rafforza comunque la tesi di quanti, a livello europeo, chiedono il varo di una tassazione specifica per le aziende che integrano i robot all’interno dei propri processi produttivi.
Nello studio firmato da Daron Acemoglu e Pascual Restrepo, che hanno usato i dati reali (ma di oltre un decennio fa) per stimare attraverso algoritmi l’impatto dell’uso dei robot nell’industria manifatturiera, emerge che per ogni robot introdotto, ogni mille lavoratori si perdono dallo 0,18 allo 0,34 % dei posti di lavoro, mentre i salari calano dello 0,75%.
Sulla base di questi calcoli, nel periodo considerato sono stati persi 670mila posti di lavoro, solo in parte rimpiazzati. Inoltre, secondo i due studiosi, l’effetto è stato calcolato escludendo possibili fattori confondenti, come il boom delle importazioni da Cina e Messico o la delocalizzazione delle aziende.
Intervistati dal New York Times, Acemoglu e Restrepo hanno aggiunto: “Siamo stati sorpresi di vedere che alla perdita di lavoro nel settore manifatturiero ha corrisposto in realtà un aumento molto piccolo in altri tipi di lavoro. Questo potrebbe avvenire in futuro, ma per il momento ci sono molte persone che non lavorano, soprattutto tra quelle prive di laurea”. Una situazione aggravata dalla difficoltà, per molte persone, di reimpiegarsi in mansioni diverse.