Si è svolta a Roma, presso il Centro Congressi Auditorium della Tecnica, l’Assemblea Generale 2022 di Federmeccanica. Al centro del dibattito l’Italia, declinata nelle sue direttrici strategiche più importanti: Innovazione, Tecnologia, Ambiente, Lavoro, Impresa e Alleanza.
Ad aprire i lavori della giornata è stata il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone a cui sono seguiti i saluti istituzionali di Monica Lucarelli (Assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e alle Pari Opportunità – Comune di Roma) e di Angelo Camilli (Presidente Unindustria). Il Presidente di Federmeccanica Federico Visentin ha poi trattato, nella sua Relazione, i temi più rilevanti del Settore – primo motore dell’economia italiana – ponendo le basi per i due successivi confronti.
Il primo ha visto dialogare due Vicepresidenti di Federmeccanica, Corrado La Forgia (Transizione Tecnologica ed Ecologica) e Stefano Serra (Istruzione e Formazione) con i Segretari Generali di FIM-FIOM-UILM, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella. A seguire si è tenuto un confronto tra il Vicepresidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali di Confindustria Maurizio Stirpe e i Segretari Generali di CGIL, CISL e UIL Maurizio Landini, Luigi Sbarra e PierPaolo Bombardieri. Le conclusioni sono state affidate al Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Per la prima volta, sul palco di un’Assemblea Generale, si sono riuniti le parti sociali ai più alti livelli per riaffermare la centralità del ruolo delle Relazioni Sindacali e per fornire stimoli in merito alle questioni industriali e sociali strategiche per il futuro del Paese, soprattutto in una fase delicata come quella che stiamo vivendo.
L’Assemblea si è aperta con un appello del Presidente di Federmeccanica Federico Visentin “Fate presto!”, lo stesso forte richiamo che già nel Novembre 2011 enfatizzava la gravità del momento ed il raggiungimento di un limite che non si poteva, non si doveva superare. All’epoca eravamo sull’orlo di un baratro, oggi ci troviamo, per differenti motivi, in una situazione altrettanto drammatica. I dati, ora come allora parlano chiaro. Per effetto dell’incremento dei costi energetici, già a luglio, più del 60% delle nostre imprese perdeva ricchezza, e la grande maggioranza è costretta a riorganizzarsi o a sospendere l’attività produttiva, numeri questi che sono destinati a peggiorare. Il caro energia e delle materie prime, l’inflazione che ha raggiunto livelli record, hanno colpito tutti indistintamente, le imprese come le famiglie. È vitale quindi agire subito, con misure efficaci e adeguate, per le imprese, per le famiglie, per l’Italia.
“Abbiamo scelto come titolo di questo incontro un sostantivo che per ciascuno di noi ha un incalcolabile valore simbolico e affettivo: ITALIA”, così annuncia Federico Visentin in apertura della sua Relazione. “Si tratta di un ritorno ai fondamentali, ovvero al nome proprio che identifica un popolo capace sia di toccare i vertici in ogni campo, sia di perdersi in autoreferenti “comfort zone”, in arretratezze o in piccole e grandi faziosità. Innovazione, Tecnologia, Ambiente, Lavoro, Impresa sono fondamentali fattori di competitività e costituiscono la “materia prima” ideale che in Federmeccanica alimenta sia l’idea di “Rinnovamento”, sia l’azione di rappresentanza. L’Alleanza, infine, è quell’essenziale collante che unisce le nostre imprese in una Comunità, collega le parti sociali, le aziende e i collaboratori, dando un senso profondo alla parola “relazioni”, che si tratti di relazioni sindacali, di relazioni interne o di relazioni istituzionali”.
“Il tempo degli slogan e dei bonus è finito”, prosegue il Presidente Federico Visentin. “Lo scenario richiamato e lo stato in cui versa il Paese richiedono la lucida, potente e condivisa energia di un New Deal Italiano capace finalmente di invertire trend incancreniti da decenni. L’Italia di cui oggi ci occupiamo, ovvero il suo Governo, i suoi partiti politici, i suoi corpi intermedi, la sua società civile, i suoi cittadini e le sue imprese, è chiamata nel suo insieme a unire le proprie energie per raggiungere un grande obiettivo: ridefinire il suo ruolo e il suo peso internazionale, a partire dall’industria che rappresenta il suo bene più prezioso ed il cui valore è riconosciuto su scala globale. Con questo incontro Federmeccanica ha voluto riunire, non solo simbolicamente, ma anche fisicamente, coloro che rappresentano le Imprese e il Lavoro. E lo abbiamo fatto per interessato spirito di servizio. Interessato perché avvertiamo la forza e l’ampiezza di trasformazioni che, forse per la prima volta, riescono davvero a preoccuparci. Una “crisi” di sistema, come quella che stiamo vivendo, si risolve solo con soluzioni di sistema. Federmeccanica crede in tutto ciò e lo fa ricordando le parole di Seneca… “il valore, quando è sfidato, si moltiplica”. Ebbene, è tempo che questa moltiplicazione abbia inizio”.
Le direttrici Strategiche
- ITALIA – Innovazione
Chi in questi anni ce l’ha fatta ha puntato soprattutto sull’innovazione, su nuove formule, nuove soluzioni e nuovi modelli. Questa è la caratteristica principale di quel Made in Italy conosciuto in tutto il Mondo che dovremmo, più correttamente, iniziare a definire Invented in Italy. La creatività è stata da sempre il nostro differenziale competitivo, che ci ha consentito di arrivare, e di rimanere, ai vertici delle classifiche delle manifatture europee e mondiali. Per fare innovazione occorrono idee e ingenti risorse, serve un’adeguata organizzazione, servono conoscenze e competenze distintive. L’obiettivo è, per quanto possibile, concorrere a creare una nuova generazione di imprenditori e di lavoratori capaci di consolidare l’attitudine all’innovazione, nelle aziende di domani, promuovendo questa soft skill in ogni ordine e grado del percorso formativo dei nostri ragazzi. Perché ciò si realizzi è indispensabile diffondere la consapevolezza di quanto sia vitale l’innovazione.
Il passaggio successivo è la qualità dell’innovazione, che deve essere sempre una innovazione consapevole.
- ITALI A – Tecnologia
Non basta introdurre nuove tecnologie se queste non vengono poi inserite in nuovi modelli di business e se non diventano parte integrante di un progetto di crescita delle aziende. La ricerca e sviluppo, che sono il cuore dell’innovazione, dovrebbero diventare l’anima delle politiche industriali e anche delle politiche educative. I programmi scolastici vanno indirizzati verso la generazione di abilità creative e di capacità cognitive. Può aiutare molto l’integrazione tra scuole e imprese, tra il sistema educativo e quello industriale, ad ogni livello. Parliamo di un’Alleanza tra Scuole e Imprese per progettare insieme i percorsi didattici e per valutarne insieme i risultati. Un esempio di evoluzione positiva è la riforma degli ITS, sicuramente un buon risultato, che non deve e non può rimanere un fatto isolato. Tutte le nostre scuole devono diventare anche laboratori di idee dove si studia e si comprende l’essenza dell’innovazione, dove si gettano i semi della ricerca e sviluppo, dove si stimola la creatività. La tecnologia ha aiutato ed aiuterà anche ad affrontare l’altra grande sfida dell’intero Pianeta: la sostenibilità ambientale.
- ITALIA – Ambiente
La tutela dell’ambiente viene prima di ogni cosa e Federmeccanica è convinta che si debba fare tutto ciò che è possibile per perseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’Industria per renderla pienamente sostenibile, ricorrendo a ogni tecnologia disponibile che la scienza è in grado di offrire. Uno dei settori che maggiormente uscirà trasformato da questa transizione ecologica sarà l’Automotive. Nei mesi scorsi, Federmeccanica ha sostenuto consapevolmente che l’elettrico non avrebbe dovuto essere l’unica soluzione. Una presa di posizione che non è stata una battaglia di retroguardia, bensì un contributo volto a evidenziare i possibili limiti di questa scelta a partire proprio dalla sua sostenibilità ambientale se, ad esempio, le batterie non verranno alimentate dall’energia verde, cosa oggi tutt’altro che scontata. Ora che le decisioni sono state assunte a livello europeo e nazionale la via alla mobilità elettrica non è più in discussione e, dunque, è indispensabile gestirne al meglio gli effetti. Il 3 febbraio scorso, per la prima volta nella loro storia, Federmeccanica e FIM-FIOM-UILM hanno chiesto in maniera congiunta al Governo di adottare una politica industriale organica, finalizzata a sostenere il comparto Automotive, superando gli approcci emergenziali che puntano a supportare principalmente la domanda attraverso incentivi ma che prevedono interventi ancora marginali per il sostegno all’offerta. Stiamo vedendo alcune risposte alle istanze portate avanti con il Sindacato: dalla creazione di una cabina di regia, ai recenti decreti sulla filiera. Si deve comunque fare di più e si deve fare insieme alle parti sociali, attraverso un confronto continuo. Il futuro dell’Automotive, passa dall’innovazione di prodotto e su questa occorre concentrarsi. Per farlo sono indispensabili grandi investimenti, ingenti risorse e quei rimorchiatori – le aziende leader – che mancano in Italia, a differenza di altri Paesi nostri competitors. L’Italia del futuro dovrà avere grandi produttori creandoli in casa e, nel frattempo, attraendoli dall’estero. Non si tratta solo di proteggere l’industria e l’occupazione ma di creare nuovi orizzonti di sviluppo per l’economia e, dunque, per il lavoro.
- ITALIA – Lavoro
Il lavoro non è solo un diritto bensì lo strumento per la crescita personale, professionale e sociale delle persone. Il lavoro deve essere inclusivo, in sicurezza, flessibile e di qualità fondato sui nuovi saperi. La metalmeccanica con i recenti Contratti Nazionali ha dato una forte spinta in tal senso puntando molto sulla cultura di genere, della sicurezza e sulla generazione di competenze con la formazione. Il percorso di riforme e innovazioni, avviato con i nostri Contratti Nazionali, deve trovare le necessarie sponde in un binario parallelo che va avviato e consolidato a livello legislativo. Innanzitutto, l’abbattimento del cuneo fiscale. Un provvedimento necessario sia per affrontare le difficoltà contingenti, sia come intervento strutturale finalizzato a favorire la competitività dell’intero Sistema. Si dovrebbe partire dalla proposta di Confindustria che consentirebbe di realizzare una riduzione complessiva stimata di 5,24 punti sui redditi da lavoro dipendente fino a 35 mila euro annui. Non abbiamo bisogno di “segnali” con misure temporanee e limitate, così si sprecano solo risorse. Abbiamo bisogno di azioni che “lascino il segno” che siano di sostanza e destinate a durare nel tempo.
Il percorso di riforma deve riguardare anche le politiche attive e in questo caso va rafforzata e rilanciata l’Alleanza tra pubblico e privato. Le politiche attive devono partire dal sistema educativo avviando un percorso di apprendimento permanente che consenta alle persone di essere occupabili nel tempo.
Le politiche attive inoltre potrebbero essere facilitate dalle politiche industriali, in modo tale che le nuove competenze create corrispondano a nuovi lavori in nuove fabbriche. L’obiettivo deve essere la crescita dell’economia, del Settore e delle singole imprese per far sì che i potenziali problemi possano diventare concrete opportunità.
- ITALIA – Impresa
L’Italia è la seconda più grande manifattura, ma è costituita per circa il 90% da piccole imprese, che hanno garantito flessibilità e adattabilità. Le grandi sfide connesse alla transizione tecnologica ed ecologica, i condizionamenti derivanti da nuovi scenari geopolitici, i cambiamenti repentini nelle catene di approvvigionamento e nelle filiere, rendono oggi necessarie organizzazioni aziendali ben strutturate. La crescita dimensionale delle imprese deve costituire un cardine fondamentale delle politiche industriali del Nostro Paese. Esistono già alcuni strumenti che andrebbero potenziati, come la Cassa depositi e Prestiti, perché per far crescere le imprese servono i capitali. Così come servono nuove competenze per consentire ai nostri imprenditori e ai nostri manager di guidare questi nuovi gruppi industriali, e quindi serve investire convintamente anche nell’alta formazione. Si devono favorire Alleanze tra imprese perché possano sviluppare modelli di business funzionali alla loro crescita e dobbiamo supportare la crescita organica di quegli imprenditori che decidono di scommettere in proprio sul loro futuro. Occorre svincolare le nostre aziende da quella posizione di conto terzisti in cui spesso si trovano, che fa subire le politiche dei prezzi e le strategie industriali adottate da chi sta ai vertici della catena del valore. Si tratta di uscire da ogni forma di dipendenza tattica per acquisire una reale e sostanziale autonomia strategica.
C’è quindi un futuro da costruire insieme, per far questo dobbiamo uscire dall’ombra di una recessione che incomincia oggi ad oscurare il nostro domani. È il momento di fare squadra e di adoperarsi per rimuovere ogni tipo di speculazione che finisce per aggravare ulteriormente una situazione già di per sé molto difficile.
Non tutte le imprese possono scaricare a valle gli extra costi, molte pur potendo non lo fanno, per quel senso di responsabilità sociale che caratterizza la stragrande maggioranza delle nostre aziende. È necessario sentirsi tutti alleati in queste grandi sfide, avere senso di responsabilità ed a questo mi appello, lo dobbiamo alle nostre filiere, alle nostre persone, al nostro Paese.
- ITALIA – Alleanza
I cosiddetti corpi intermedi sono chiamati ad andare oltre i canoni classici della contrattazione fino a diventare essi stessi veri e propri “motori” del cambiamento. I nostri Contratti Nazionali del 2016 e del 2021 ne sono la dimostrazione, sono, infatti, dei Contratti animati da uno spirito riformatore che ora va alimentato. Nel 2016 la formazione e il welfare, nel 2021 il nuovo inquadramento, ovvero tasselli di un mosaico che va componendosi grazie a relazioni industriali evolute che superano la logica del mero scambio, per diventare laboratorio di riforme condivise. Il Contratto Nazionale è divenuto così uno strumento di garanzia con tutele universalistiche, ha introdotto elementi innovativi in grado di valorizzare le specificità, massimizzando allo stesso tempo i benefici per effetto di economie di scala rese possibili da una massa critica che può contare su più di un milione e duecento mila lavoratori occupati in migliaia di aziende. In quest’ottica si può ipotizzare, a partire dalla metalmeccanica, un’operazione di sistema che possa favorire alleanze tra chi appartiene allo stesso Settore ma non ancora allo stesso Contratto Nazionale.
Dall’industria Metalmeccanica si leva un messaggio che ci auguriamo verrà recepito da Confindustria e da CGIL, CISL e UIL, così come dal nuovo Governo. Il Settore ha avuto bisogno di riforme e le parti coinvolte – Federmeccanica e i Sindacati – hanno iniziato ad attuarle con determinazione sempre maggiore. Oggi è il Paese a esprimere altrettanto bisogno di riforme da avviare attraverso il confronto tra tutte le parti interessate.