Pur a fronte di un rallentamento registrato nella seconda metà dello scorso anno, il fatturato delle imprese manifatturiere italiane nel 2022 ha riportato nel complesso una crescita annua sensibile, pari a +18,0%. Un comparto, quello dell’industria manifatturiera, che con le sue 457mila imprese attive si conferma un pilastro per il tessuto produttivo italiano.
La fiducia del settore è confermata anche dai dati presentati durante MECSPE.
Secondo l’Osservatorio MECSPE sul III quadrimestre 2022, nonostante l’impatto che nell’ultima parte dell’anno hanno avuto l’aumento dei prezzi delle materie prime (per il 75%) e dei costi energetici (per il 73%), quasi 8 imprese su 10 hanno archiviato l’ultimo quadrimestre del 2022 con un fatturato in crescita o stabile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e ben tre quarti hanno potuto contare su un portafoglio ordini adeguato. A questi si aggiungono un alto livello di soddisfazione relativo all’andamento della propria azienda (positivo per il 68%) e una fiducia generale che vede solo una piccola quota critica (5%).
Sulla scia di questi risultati, anche le previsioni per il 2023 mostrano uno scenario positivo, ma bisognerà capire come evolveranno alcuni fattori esterni che non dipendono direttamente dalle imprese. Il caro energia fa sicuramente meno paura (16% vs 49% a ott. ’22), ma aumentano le incognite dovute all’inflazione (la teme il 17%; + 12 p.p. vs ott. ’22) e all’evoluzione della guerra Russia-Ucraina (per il 22%). Nonostante questo, ben 8 imprenditori su 10 prevedono di chiudere il 2023 con un fatturato in aumento o stabile, potendo contare su una previsione di crescita del mercato nei prossimi tre anni.
Si tratta di imprese che continuano a puntare sulla crescita (68% lo farà nei prossimi due anni), in termini di aumento dimensionale oppure ampliando la produzione in nuovi settori, o puntando sull’internazionalizzazione. Oltre un quarto sta anche valutando entro i prossimi due anni operazioni di M&A (Mergers&Acquisitions).
In questo contesto non bisogna trascurare l’impatto che già sta avendo sull’industria manifatturiera una delle più grandi rivoluzioni in atto, ovvero quello della mobilità sostenibile.
Qual è il giudizio delle imprese manifatturiere su questo tema? Lo stop della produzione di motori termici a partire dal 2035, con una eventuale deroga a quelle alimentate con gli e-fuel, è giudicato negativamente dal 57% degli imprenditori, percentuale che cresce fino al 64% se si considerano le aziende che operano principalmente per il settore automotive. Questa scelta, infatti, privilegerà i produttori esteri, richiederà sforzi importanti e continui sul fronte della dell’attività di ricerca e sviluppo e comporterà una conversione delle linee produttive con costi elevati.
Pensando al futuro, cosa devono fare le imprese manifatturiere italiane?
Le aziende devono spingere l’acceleratore verso un percorso di trasformazione digitale: un primo passo è stato già fatto, dato che a oggi quasi 7 aziende su 10 dichiarano di aver avuto nell’ultimo anno (mediamente o molto/abbastanza) una crescita digitale, ma bisogna continuare a investire.
Per un “salto” di questa portata servono competenze adeguate e su questo le nostre imprese si dividono: da un lato chi ha già formato o assunto personale con formazione adeguata a fare fronte alla trasformazione 4.0 (59%) e dall’altro chi ritiene di non essere ancora pronto (27%).
Ed è proprio sulla formazione che i Competence Center, istituiti dal MISE con l’obiettivo di supportare le imprese nella rivoluzione in chiave di Industria 4.0, possono fornire un supporto prezioso per la crescita del comparto, anche se ad oggi sono ancora poco sfruttati dalle imprese (solo dal 7%).
Di cosa hanno bisogno gli imprenditori per migliorare i processi di digitalizzazione e il loro livello di competenze? Di risorse e incentivi. Su questo un aiuto arriva dal Piano Nazionale Transizione 4.0 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che prevede crediti d’imposta per stimolare investimenti in beni strumentali, in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, anche nell’ambito green, e in formazione 4.0.
I primi risultati già si vedono: oltre la metà degli imprenditori (53%) dichiara di averne già usufruito e quasi 2 su 10 contano di farlo entro il 2023. Guardando all’anno in corso, quasi 4 su 10 pensano di richiedere incentivi per l’acquisto di beni strumentali utili alla trasformazione digitale e il 31% per la formazione 4.0; quasi un terzo, al contrario, non vuole usufruirne.
“MECSPE è un appuntamento importantissimo per la manifattura: qui si parla di innovazione, asset strategico per affrontare le due transizioni digitale e green, che avranno un impatto dirompente sulle filiere industriali – ha dichiarato Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese – Basti pensare all’automotive: lo scenario che si sta delineando in Europa di fatto lascia poco spazio alla neutralità tecnologica. L’apertura ai cosiddetti e-fuel non è una soluzione soddisfacente e l’industria italiana insiste per una vera neutralità tecnologica che ad esempio comprenda anche i bio carburanti. Mentre prosegue il nostro confronto con l’Unione Europea, è però importante accelerare sugli investimenti per la transizione all’elettrico, considerato anche che alcune aziende automobilistiche già da tempo lo stanno facendo.”
“Dai dati si evince come per le imprese manifatturiere italiane sia ormai fondamentale avviare percorsi di trasformazione digitale, in ottica di trasferimento tecnologico e miglioramento delle competenze – ha commentato Stefano Cattorini, Direttore Generale BI-REX – I Competence Center hanno un ruolo fondamentale in questo contesto: l’innovazione delle aziende si configura sempre più come tema strategico di cruciale importanza per il Sistema Paese e la nuova edizione rappresenta un importante momento di incontro e confronto con tutti gli interlocutori che vedono nell’Industria 4.0 una opportunità da non perdere.”