Stampa 3d, Internet delle cose, realtà aumentata, realtà virtuale, robotica e intelligenza artificiale, nanotecnologie e social manufacturing. Quali conoscenze hanno le aziende di queste tecnologie? Ben poche stando a quanto emerge dall’indagine del Laboratorio di ricerca Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università di Brescia. Andrea Bacchetti e Massimo Zanardini, del laboratorio Scsm e ricercatori presso il Rise, ufficializzando i risultati della ricerca Digital Manufacturing 2.0, nella quale sono state coinvolte piccole e medie aziende manifatturiere di tutto il Paese, hanno infatti scritto: “Una quota parte rilevante delle aziende manifatturiere non ha ad oggi una conoscenza (nemmeno superficiale) delle tecnologie indagate. Dai risultati emerge come solo la Stampa 3D risulti nota a più della metà del campione (61%), peraltro con una buona percentuale (27%) di aziende dotate di conoscenza approfondita. Solo il 44% delle aziende possiede del know-how relativo ad applicazioni dell’Internet delle Cose, ma solamente il 5% ne ha una conoscenza approfondita. Per le altre tecnologie il livello di conoscenza è ancora più basso, con picchi di “non conoscenza” che vanno dal 65% della Realtà Aumentata, fino ad oltre l’80% per le Nanotecnologie”.
Conosco solo la stampa 3D
Analizzando i dati con maggior dettaglio emerge come anche la conoscenza della stampa 3D sia limitata. Infatti, benché sia nota al 61% del campione, solo il 27% delle aziende dichiara di possedere una conoscenza approfondita.
Per le resto, le altre tecnologie non superano la soglia del 50% del campione. Anche l’Internet delle Cose, “posizionato da Gartner in corrispondenza del picco di inflazione mediatica, risulta non avere ancora fatto presa nel mondo manifatturiero: solo il 44% delle aziende ha approfondito (parzialmente) le sue applicazioni, ma solamente il 5% ne ha una conoscenza approfondita”. Considerando che il paradigma IoT si basa (anche) sull’utilizzo intelligente di soluzioni non necessariamente recenti (come per esempio la tecnologia RFID), un’incidenza percentuale così ridotta è emblematica della limitata rilevanza attribuita al tema da parte del campione intervistato. Un risultato che, comunque, appare piuttosto in linea con quanto presentato dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano
I valori appaiono più deludenti per le altre tecnologie, con livelli di conoscenza ancora inferiori. Addirittura si hanno picchi di “non conoscenza” che vanno dal 65% della Realtà Aumentata (terza tecnologia per livello di conoscenza), fino ad oltre l’80% per le Nanotecnologie.
Oltre le percentuali
Fermarsi solo a questi numeri sarebbe però limitativo. In particolare, come scrivono i ricercatori, “incrociando il livello di conoscenza con la rilevanza, è possibile evidenziare una quasi perfetta relazione diretta. C’è cioè coerenza tra il livello di conoscenza e quello di rilevanza attribuiti alle tecnologie, anche se non è (ancora) perfettamente chiaro quale delle due sia la variabile dipendente e quale sia quella indipendente. Conoscendo meglio la tecnologia, l’azienda è in grado di valutarne in modo più approfondito i benefici, influenzando quindi la rilevanza attribuita? Oppure è vero l’inverso, ovvero che è la rilevanza attribuita a priori a stimolare il desiderio di migliorare la conoscenza?”