Il concetto di sostenibilità oggi permea i più disparati aspetti della nostra vita quotidiana, sia privata che professionale. La presa di coscienza che, a vario titolo, la società ha maturato circa l’impellente necessità di ridurre l’impatto ambientale generato dalle nostre abitudini, le nostre scelte, i nostri consumi ha portato a maturare una sempre maggiore responsabilità verso le questioni ambientali. In questo contesto il progettista, ovvero colui che – per così dire – ha il compito di vestire l’idea trasformandola in un prodotto idoneo allo scopo in termini di funzionalità, usabilità e gradimento, oggi è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale, che trova nei moderni strumenti di progettazione assistita dal calcolatore un valido ed efficace alleato.
Corsi specialistici, come il Master post laurea in Industrial Design Engineering and Innovation gestito da POLI.design per il Politecnico di Milano, accanto agli aspetti tipici del design funzionale e stilistico includono nel loro programma d’insegnamento argomenti finalizzati all’ottimizzazione del prodotto in chiave sia economica che di sostenibilità, due aspetti che potrebbero sembrare antitetici ma che, invece, hanno più di un punto in comune.
“Il master in Industrial Design Engineering and Innovation è un corso i cui argomenti spaziano dagli aspetti tecnici di tipo ingegneristico a quelli tipici del design. Tra i temi più rilevanti del corso vi è quello relativo all’ottimizzazione del prodotto, che deve essere intesa come la capacità da parte del designer di pervenire a una soluzione non solo vantaggiosa dal punto di vista economico, ma anche di impronta ambientale, cioè di impatto a livello di carbon footprint che essa e le parti che la compongono genereranno nel corso della loro vita”, afferma Riccardo Gatti, professore a contratto del Politecnico di Milano e docente del Master.
Come ovvio, la sostenibilità di un prodotto è in gran parte legata ai materiali utilizzati, ma un ruolo non meno importante lo giocano gli aspetti tipici del design, ad esempio la possibilità di avvalersi del minor numero di pezzi possibile: senz’altro in ottica di efficienza produttiva, non di meno anche di disassemblaggio del prodotto a fine vita.
“Per molti prodotti, ad esempio quelli di tipo elettronico, già da qualche anno è in vigore il regolamento RAEE, che impone obblighi specifici ai produttori relativamente all’ottimizzazione delle operazioni di disassemblaggio. Non solo. A livello europeo è in piena fase di discussione il tema legato al cosiddetto indice di riparabilità. Si tratta di un criterio di valutazione che prevede l’assegnazione al prodotto di un punteggio legato alla sua capacità di essere riparato, quindi di contribuire alla sostenibilità ambientale grazie alla possibilità di allungare la sua vita utile”, prosegue Gatti.
Ben si comprende quanto l’impatto del design sia determinante sulla carbon footprint che un prodotto lascerà sull’ambiente durante la sua vita. Ed è altrettanto chiaro come i moderni strumenti CAD, oggi, siano determinanti nel supportare il designer a compiere le scelte più corrette.
Per il Master in Industrial Design Engineering and Innovation, POLI.design ha scelto di utilizzare Onshape di PTC, piattaforma di progettazione SaaS (Software as a Service) che, alla comodità funzionale degli strumenti on-line, abbina tutta la potenza operativa della più avanzata tecnologia CAD.
“Soluzioni come Onshape riducono la distanza tra il software e il progettista, tra lo strumento per generare il prodotto e l’idea stessa del prodotto”, afferma Riccardo Gatti. “La sua curva di apprendimento particolarmente efficace permette al designer, qualsiasi sia il prodotto, di concentrarsi in modo incisivo sui numerosi aspetti di cui deve tenere conto, tra cui l’ottimizzazione delle parti in ottica di sostenibilità”.
Gli strumenti di workflow collaborativo che Onshape offre, consentono di integrare in modo sinergico gli aspetti ingegneristici con quelli tipici del design. “Le potenzialità collaborative di Onshape rappresentano un punto di forza per il designer, poiché consentono di ridurre il gap con il mondo dell’ingegneria e guardare al prodotto in modo olistico, con un approccio integrato e quindi completo che comprende gli aspetti tecnici, del design e dell’impatto ambientale”.