Se fino a poco tempo fa l’additive manufacturing era ancora qualcosa di molto fumoso, oggi le industrie italiane hanno iniziato seriamente ad introdurre la stampa 3D come elemento per le proprie produzioni. Un fenomeno questo che sarà ancora più pervasivo nei prossimi anni. A testimoniarlo è l’IDTechEx Research che stima un mercato globale di 31 miliardi di dollari entro il 2029 per quanto riguarda tutta la filiera dell’additive manufacturing, dalle apparecchiature, ai materiali, ma anche i software e i servizi per la stampa 3D.
“L’additive manufacturing consente di poter sviluppare il paradigma della mass customization, personalizzando in massa i prodotti: i clienti vogliono infatti beni su misura che soddisfano pienamente le proprie esigenze. Un concetto questo che era semplicemente impensabile attraverso l’uso delle tradizionali tecniche di produzione fino all’arrivo della stampa 3D, capace invece di ridurre sprechi e costi ed allo stesso tempo aumentare la produttività e la creatività” ha spiegato Francesca Selva, vice president marketing di Messe Frankfurt Italia in occasione di una tavola rotonda organizzata dall’azienda tedesca tenutasi oggi a Milano con i più importanti esponenti del settore.
E’ emerso subito come questa tecnologia, da strumento di nicchia esclusivamente per il Design, abbia invece varcato i confini di quasi tutti i settori della produzione italiana, dall’automotive al settore sanitario. Ed è proprio il mondo dell’automotive ad essere secondo HP uno di quelli maggiormente pronti a sfruttarne a pieno i benefici: inizialmente la manifattura additiva era esclusivamente dedicata alla prototipazione per poi essere usata per produzioni vere e proprie. Un’azienda del settore automotive cliente di HP (di cui non è stato rivelato il nome) produce 11 mila componenti l’anno per le proprie autovetture. Brembo invece, che da sempre punta sulla qualità ed esclusività dei propri prodotti, utilizza stampanti 3D soprattutto per realizzare quelle componenti consumabili che prima richiedevano un’esternalizzazione di produzione.
In ambito sanitario molto significativo è il caso dell’ospedale Meyer di Firenze che ha introdotto la stampa 3D per realizzare protesi per i bambini malati. Durante la tavola rotonda è stata mostrata una tranchea stampata e realizzata con materiali il più simile possibile al tessuto umano (così da ridurre le possibilità di rigetto) e perfettamente adatta al paziente: ogni persona è infatti diversa e le protesi devono necessariamente essere su misura. La stampa 3D è pertanto in grado di poter aumentare le possibilità di salvare vite umane.
Nel settore aereospace è interessante il caso di Avio Aero che utilizza componenti 3D per il motore a reazione GE9X utilizzato sui Boing 777X. Tra le parti stampate vi sono le pale della turbina di bassa pressione realizzate in lega di titanio e alluminio che girano 2500 volte al minuto.
“L’additive manufacturing è una tecnologia abilitante per l’industria 4.0, ma è necessario che chi decide di utilizzarla sappia con esattezza il perché la voglia sfruttare. Non deve infatti essere adottata per moda e senza riflettere: se si vuole beneficiare dei vantaggi della manifattura additiva è opportuno strutturare la propria capacità produttiva proprio sulla base delle nuove tecnologie” ha spiegato Camillo Mekacher Vogel, Manager di Porsche Consulting.
Un altro elemento da dover tenere in considerazione per avviare progetti di additive manufactoring di successo è quello della formazione. Le imprese necessitano infatti risorse in grado di gestire e padroneggiare gli strumenti di stampa 3D in modo efficace.
Di queste tematiche e di demo funzionanti si potrà parlare e vedere in occasione di SPS 2020 che si terrà a Parma dal 26 al 28 Maggio 2020 dove è presente un’area dedicata proprio all’additive manufacturing che entra nel Distric 4.0