Nella relazione “Digital Single Market for Water Services Action Plan”, redatta da ICT4WATER.eu nel 2018, vengono presentate le azioni e le attività necessarie per far fronte alle sfide emergenti dell’industria idrica.
Da questo report si evince come le soluzioni digitali possano svolgere un ruolo di primaria importanza nella gestione di queste criticità. È l’ulteriore conferma della centralità della Digital Transformation nel settore idrico.
Per promuovere efficacemente questa trasformazione è necessario che le tecnologie siano mature e disponibili e che le principali aziende di settore operino in questa direzione. Una delle aziende più attive in questo ambito è Xylem Water Solutions e Stefano Sampaolo, Regional Director South & West Europe, è convinto che proprio la Digital Trasformation del settore rivesta un ruolo determinante.
Digital Trasformation, però, è un termine ormai abusato. Nello specifico cosa si intende per trasformazione digitale nel Servizio Idrico Integrato?
Le aziende del settore idrico sono cresciute per decenni innovando gli aspetti meccanici e idraulici delle proprie soluzioni. Con l’avvento del nuovo millennio, il concetto di “innovazione” ha cambiato forma, incentrandosi in particolar modo in tutto ciò che riguarda lo sviluppo e l’adozione di tecnologie digitali. Xylem sta investendo ingenti risorse su quattro assi strategici per l’industria idrica: Big Data, Internet delle cose, Cyber-Security e Cloud.
Perché proprio su questi quattro elementi?
L’Internet delle Cose, conosciuto anche come IoT, permette di monitorare in tempo reale e da remoto tutti i componenti delle infrastrutture idriche. Questo genera grandi quantità di dati, i cosiddetti Big Data, che vengono poi trasformati in informazioni dagli Analytics. Per ottenere questi risultati servono importanti risorse informatiche, destinate all’elaborazione e allo stoccaggio di dati che non sempre le aziende sono in grado di gestire con il personale interno. Da qui il ricorso al Cloud, che mette a disposizione le risorse necessarie a fronte del solo pagamento di un canone mensile. Tutto questo permette di compiere scelte guidate dai dati, per ottimizzare le risorse disponibili. Utilizzare tecnologie Ict, di contro, espone l’industria idrica ai rischi di questo settore, da qui la necessità di adottare la cyber-security per prevenire accessi criminali. Queste tecnologie possono essere integrate lungo tutta la catena del valore del ciclo dell’acqua: dalla gestione delle infrastrutture alle relazioni con gli utenti finali.
Facciamo un esempio per le infrastrutture.
Le classiche piattaforme di telerilevamento, consentono di monitorare, in tempo reale, tutti i parametri degli impianti di movimentazione e trattamento delle acque, sempre più spesso automatizzati. Il monitoraggio continuo permette di riconoscere situazioni di allarme, come pompe in blocco o operazioni non autorizzate, sulle quali si interviene prima possibile, ma sempre “a posteriori”. Investire nelle tecnologie appena citate, invece, porta ad anticipare i problemi, poiché permette di individuare i segnali premonitori di un guasto. Ad esempio, con prodotti come Xylem Avensor e Xylem Acquaview, è possibile avere contezza dei livelli, delle ore di marcia, del numero di avviamenti delle macchine e degli assorbimenti elettrici. Ogni anomalia viene immediatamente segnalata, prevenendo così guasti imminenti. Un altro chiaro esempio è la recente piattaforma Xylem XDM che permette di elaborare e gestire il piano di manutenzione dell’intero impianto. Davvero una rivoluzione.
Avere a disposizione molti dati vuol dire conoscere e capire i propri impianti?
Non è sufficiente l’acquisizione. I dati poi devono essere interpretati, combinati con tutte le altre informazioni disponibili, compresi. Solo a quel punto si ha accesso a una conoscenza effettiva delle condizioni e del funzionamento delle reti e dei sistemi. Questo passaggio è decisivo per orientare la spesa verso le reali priorità, per pianificare accuratamente interventi a medio e lungo termine e ottimizzare le manutenzioni basandosi sulla conoscenza dello stato delle reti più che sulla loro vita utile. I dati interpretati orientano il processo decisionale verso l’azione migliore, con algoritmi predittivi e prescrittivi, prevedendo i potenziali guasti, automatizzando i processi e le scelte.
Inoltre le Utility possono informare puntualmente gli utenti, aumentando fiducia e credibilità.
Malgrado tutto questo, secondo l’Orange Book 2018 di Utilitatis, il settore idrico risulta quello a più bassa percentuale di investimenti in tecnologie digitali tra i servizi a rete.
Purtroppo, rispetto alla distribuzione di gas ed elettricità, il settore idrico ha accumulato un notevole ritardo. Come sperimentiamo ormai quotidianamente, le aziende di maggiori dimensioni, sopra il milione di abitanti serviti, investono maggiormente in digitalizzazione. Ma devono ancora misurarsi con aree del Paese in cui mancano adeguate infrastrutture di trasmissione dati. L’impiego di nuove tecnologie, inoltre, implica una radicale riorganizzazione interna, con investimenti economici e nella formazione delle persone. Il tutto in un settore in cui 425mila km di infrastrutture della rete idrica sono obsoleti. In un simile scenario, quindi, rimane prioritario rinnovare la rete.
Allora come è possibile “smuovere le acque”?
Un’importante opportunità per il nostro settore è offerta dai fondi europei di NextGenerationEU.
Il piano nazionale di ripresa e resilienza prevede 4,38 miliardi di risorse destinate al settore, di cui 2,36 miliardi per le infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento, 0,52 miliardi per la resilienza dell’agrosistema irriguo (compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti), 0,9 miliardi per le reti di distribuzione idrica e per la digitalizzazione delle reti di monitoraggio e 0,6 miliardi per fognature e depurazione.
È un impulso sufficiente?
Lo stanziamento di 0,9 miliardi di euro per la voce “acquedotti e la digitalizzazione delle reti” risulta inadeguata se confrontata con il fabbisogno potenziale stimato in 2,1 miliardi di euro, solo per la digitalizzazione delle reti.
Dobbiamo però considerare anche il “Piano Transizione 4.0”, nello specifico per gli impianti di trattamento delle acque. La legge di bilancio 2021, infatti, proroga e il rafforza l’ex Piano Industria 4.0, portando il credito di imposta al 50% recuperabile in tre anni ed esteso anche alla formazione dei dipendenti e imprenditori.
Si tratta di incentivi significativi, che le Utility devono saper cogliere.
Ma le diverse tecnologie si integrano tra loro?
Le aziende che producono prodotti e soluzioni per l’industria idrica oggi devono essere partner affidabili per le utility. Noi di Xylem siamo tra i promotori del cambiamento, avendo investito su inverter e dispositivi di controllo degli impianti e delle stazioni di sollevamento, software avanzati di gestione, monitoraggio e telecontrollo, piattaforme di valutazione dello stato delle reti di adduzione, tecnologie di ricerca perdite, software di gestione della manutenzione delle apparecchiature. La digitalizzazione dei processi, quindi, è ormai parte integrante di tutti i nostri prodotti. La trasformazione digitale è una vera e propria sfida necessaria e improrogabile, che implica un processo di allineamento di tecnologie, competenze professionali, processi organizzativi, modelli di business, finalizzato a contribuire a creare valore e a mantenere condizioni di competitività in un ecosistema in costante cambiamento.
Gli incentivi statali offrono un’opportunità unica, per digitalizzare il nostro settore, ma Utility, compagnie di telecomunicazione, produttori di tecnologie, enti di regolazione, istituzioni scientifiche ed enti di ricerca devono creare insieme un ecosistema digitale per rafforzare il Servizio Idrico.