Assofermet, l’Associazione di Categoria delle Aziende distributrici e commercianti di Acciaio e Metalli non ferrosi, denuncia le criticità del CBAM, il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere, in vigore dal prossimo 1° ottobre. L’Associazione da pieno sostegno agli obiettivi ambientali di riduzione delle emissioni, ma reclama una maggiore attenzione alle conseguenze economiche.
Il CBAM è la misura promossa dall’Unione Europea per introdurre come un nuovo “dazio doganale ambientale” il cui obiettivo è di scoraggiare l’importazione di prodotti ad alta intensità di carbonio. Fra i vari beni a cui verrà applicato il Meccanismo rientrano acciaio e alluminio, due dei settori a cui afferisce l’attività associativa di Assofermet. Pertanto, all’approssimarsi dell’inizio del periodo transitorio del CBAM, in partenza il prossimo 1° ottobre, Assofermet evidenzia i limiti del Meccanismo destinato a danneggiare l’intero comparto economico, italiano ed estero.
Conciliare scelte ambientali e attenzione alle conseguenze economiche del CBAM
“Siamo favorevoli all’impegno collettivo per promuovere un’economia sostenibile e diminuire l’impatto ambientale delle nostre azioni” dichiara il presidente di Assofermet Acciai Paolo Sangoi “ma crediamo che vada posta maggiore attenzione alle conseguenze economiche della norma che, se non radicalmente rivista, rischia di minare la competitività di un’importante parte della manifattura comunitaria. Il costo dell’acciaio proveniente dai territori extra-UE potrebbe subire degli aumenti fino al 15% e questo avrebbe importanti ricadute su un intero settore economico italiano ed europeo. A questo si aggiunge l’estrema complessità dell’impianto normativo e la poca chiarezza delle procedure operative necessarie per poter adempiere agli obblighi del Meccanismo.”
Una tendenza simile si riscontra anche nel mercato dell’alluminio: secondo Giulio Vignoni, membro del Comitato Tecnico di Assofermet Metalli, “alcune aziende extra UE applicano già ora prezzi elevati per l’alluminio; con l’aumento dei costi dovuto dal CBAM non sarà più possibile importare in Italia determinati beni”. Ricordiamo che le importazioni in Unione Europea di acciaio e alluminio hanno volumi consistenti. E’ pertanto comprensibile la preoccupazione per la portata e i possibili risvolti del CBAM. Solo nel 2022 sono state importate negli Stati Membri oltre 31 milioni di tonnellate di acciaio e più di 10 milioni di tonnellate di alluminio, secondo i dati della Commissione Europea. Per quanto riguarda l’alluminio, in particolare, una parte delle merci importate è già assoggettata a dazi erga omnes. L’applicazione definitiva del CBAM potrebbe dunque portare a un aumento delle importazioni di acciaio di circa il 15%.
Modifiche al CBAM auspicate da Assofermet
Uno dei punti di maggiore criticità dell’attuale impostazione del CBAM è la sua esclusiva applicazione ad alcuni prodotti in acciaio e alluminio. Secondo Assofermet, il meccanismo dovrebbe invece applicarsi erga omnes su tutta la filiera dell’acciaio e dell’alluminio per evitare distorsioni di mercato. L’impostazione attuale danneggia prevalentemente gli utilizzatori finali, tra cui i produttori di beni e manufatti a valle della filiera. Questi si trovano esposti oltremodo a una competizione con gli importatori di prodotti finiti concorrenti, sui quali non ci sarebbe alcuna penalizzazione riguardo le emissioni di CO2 nel processo produttivo.
Essendo fissato al 31 dicembre 2025 il termine del periodo transitorio del CBAM, Assofermet auspica che prima dell’inizio del periodo definitivo, il 1° gennaio 2026, la Commissione Europea modifichi l’impostazione del meccanismo. Ciò permetterebbe di conciliare la necessaria transizione ambientale con le inevitabili conseguenze economiche che scaturiranno dalla messa a terra del Green Deal e del Fit For 55.