È un’esortazione a “proseguire nelle normali relazioni in essere con le nostre aziende mantenendo la fiducia che il nostro sistema industriale si guadagna ogni giorno su tutti i mercati internazionali” quella lanciata da Paolo Sassi (nella foto), presidente di ACIMAC.
“In questo momento di incertezza dovuto all’escalation del Coronavirus in molti Paesi – scrive il primo referente della Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica –, ACIMAC ritiene indispensabile far presente a tutta la clientela mondiale che le nostre aziende hanno posto in essere tutte le azioni necessarie per tutelare la salute e la sicurezza dei loro dipendenti”.
“Vogliamo altresì rassicurare – prosegue Sassi – che le aziende del settore stanno ponendo l’assoluto impegno nel vigilare sui propri dipendenti e collaboratori per garantire ai propri clienti la continuità dell’attività produttiva, commerciale e l’assistenza tecnica con lo stesso livello qualitativo e senza alcuna limitazione”.
Sempre per il Presidente di ACIMAC: “L’elevato livello di guardia e prevenzione attivato correttamente dalle autorità italiane a tutela di tutti i cittadini, rappresenta una ulteriore garanzia per la nostra clientela internazionale e non deve in alcun modo essere ritenuto un elemento penalizzante per le nostre aziende, da sempre attente alla sicurezza e alla salute dei loro dipendenti”.
“Tale impegno, che deriva anche dal ruolo di essere il primo paese esportatore al mondo nel settore ceramico, impone a tutte le aziende un’attenzione estrema a tutti gli aspetti di carattere sanitario – è l’ulteriore puntualizzazione -. Crediamo inoltre che le procedure e le misure di sicurezza adottate dalle nostre aziende possano diventare un modello da seguire e da condividere con la nostra clientela al fine di assicurare gli stessi standard sanitari anche per i loro dipendenti”.
Infine: “I nostri dipendi sono in grado di autocertificare che non si sono recati nelle zone a rischio in Italia e all’estero, che non hanno avuto contatti con persone che si sono recate in zone a rischio, che non mostrano sintomi del virus e che sono idonei al lavoro secondo la normativa italiana”.