Una ricerca di ampio respiro ha coinvolto le tre regioni locomotiva d’Italia che contribuiscono a realizzare il 41,2% del prodotto interno lordo e quasi il 53% delle esportazioni, esprimendo il 37,1% dell’occupazione. In particolare si osserva come la Lombardia sia la seconda Regione europea, dietro solo alle Fiandre, che nel periodo post pandemia ovvero dal 2019 a oggi abbia fatto registrare una crescita maggiore, +5,7%. “Il ruolo delle piccole imprese nelle filiere dell’automotive e della logistica è strutturale e centrale, come lo è quello di queste filiere nella ricetta dell’economia nazionale – dichiarano Giovanni Bozzini, Presidente CNA Lombardia, Moreno De Col, Presidente CNA Veneto e Paolo Cavini, Presidente CNA Emilia Romagna.
Il ruolo delle piccole e medie imprese lombarde si conferma pertanto centrale nelle filiere dell’automotive e della logistica, per un totale di oltre 55mila che rappresentano rispettivamente il 2,8% e il 2,4% delle imprese totali regionali. Buono lo stato di salute per le aziende dell’automotive, che in dieci anni dal 2014 al 2023 sono cresciute del 13%, mentre quelle della logistica sono diminuite leggermente, -3%.
Molto bene il numero di addetti a supporto dei due settori: in dieci anni nell’Automotive sono aumentati del 14%, mentre nella logistica del 32%. Sono questi alcuni dei dati della ricerca presentata da CNA Lombardia e realizzata dal Centro Studi Sintesi durante il convegno “Il triangolo della competitività: Automotive e Logistica tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna”.
L’ambizione degli obiettivi condivisi a livello comunitario deve sposarsi con il realismo dei mezzi
“Serve pragmatismo, ma serve anche un pluralismo tecnologico che non ci faccia dipendere solo da soluzioni unilaterali e necessariamente parziali, come nel caso dell’auto elettrica. Bisogna stimolare la creatività e la libertà nell’escogitare e implementare soluzioni utili alla grande battaglia della tutela della sostenibilità. La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale rappresenteranno due strumenti davvero importanti per governare il cambiamento restando competitivi.”
Nel settore automotive, al 2023, sono 30.010 le imprese in Lombardia (2,8% delle imprese totali regionali) che hanno circa 3,2 addetti di media. Di queste, infatti, l’89,2% sono micro imprese, il 7,1% le piccole, il 2,5% le medie e solo l’1,2% le grandi. Anche sul numero di addetti nel comparto, che sono 96.572 (il 2,3% del totale lombardo), il 45,4% sono impiegati in micro imprese, il 19,2% in piccole, il 15,7% in medie e il 19,7% in grandi.
Da un’analisi sulla distribuzione regionale delle imprese dell’automotive emerge come il 50% sia attiva nell’ambito della riparazione, il 38% del commercio, l’8% dei ricambisti, mentre solo il 2% della produzione e della componentistica.
Nel dettaglio, dal 2014 al 2023 a trascinare la crescita del settore sono state le aziende del commercio (+36%), mentre sono calate quelle della produzione, -23% e quelle dei ricambisti, -8%. I numeri della Regione sono in linea con quelli dell’aggregato Lombardia-Veneto ed Emilia Romagna che nel totale ha visto crescere le imprese automotive dell’11% in dieci anni.
Sul fronte addetti, la riparazione rappresenta in Lombardia il principale ambito di attività con il 43%, seguito dal commercio 24%, dalla componentistica 17%, ricambisti 9% e produzione 7%. Il numero di lavoratori, dal 2014 al 2023 è comunque aumentato del 14%: molto bene il commercio +27%, la componentistica +17% e i ricambisti +15%, mentre calano del 6% quelli della produzione. Quest’ultimo dato è in controtendenza con quello dell’aggregato delle tre regioni che invece fa segnare un +6% forte delle ottime performance dell’Emilia Romagna (+15%).
“Siamo lieti di riscontrare ormai una consapevolezza: una transizione incentrata solo sull’elettrico danneggia competitività e occupazione nel settore automotive – sottolinea Giovanni Bozzini -. Bisogna infatti interrogarsi sempre sul rapporto costi-benefici. Serve dunque una visione pragmatica, incardinata al principio della neutralità tecnologica, per dare spazio ad una pluralità di strumenti e di soluzioni, tutte coerenti con gli obiettivi dell’Unione europea. La filiera dell’automotive va finalmente considerata nella sua globalità: produzione, componentistica, autoriparazione.”
L’impatto della filiera dell’automotive
Il peso specifico dell’automotive sul PIL regionale è davvero importante, ovvero il 4,3% del totale che all’ultimo dato disponibile risulta di 40,7 miliardi di euro suddiviso in: produzione 8%, componentistica 9%, commercio 62%, riparazione 10%, ricambisti 11%.
La filiera dell’automotive ha inoltre un impatto notevole anche sull’export della Regione, tanto che pesa per il 3,6% (6 miliardi di euro nel 2023) sul totale e si suddivide per il 34% in produzione e per il 66% in componentistica.
“In sintesi CNA Lombardia propone una transizione decisa, graduale ed accompagnata da incentivi e formazione del personale – spiega Stefano Binda, Segretario CNA Lombardia -. Nessuno chiede di arretrare sugli obiettivi e i mezzi con cui perseguirli devono essere molteplici e realistici.”
Anche sul fronte della logistica i numeri sono positivi
Al di là della leggera flessione del numero di imprese registrato negli ultimi dieci anni, -3%, anche nella logistica, in Lombardia, i numeri sono positivi.
Al 2023 le aziende del comparto sono 25.675 (2,4% delle imprese totali regionali) e contano circa 8,7 addetti di media. Di queste circa 7 su 10 sono micro imprese: nei numeri il 72,2% sono micro imprese, il 17,8% le piccole, il 6,3% le medie e solo l’3,7% le grandi. Anche sul numero di addetti, che sono 222.298 (il 5,3% del totale regionale), il 15,3% sono impiegati in micro imprese, il 24,1% in piccole, il 27,6% in medie e il 33,1% in grandi.
Dallo studio si evince come la distribuzione regionale delle imprese della logistica si divida principalmente in due segmenti: il 55% sono aziende attive nei trasporti, mentre il 45% nei servizi a supporto. Nel dettaglio, in dieci anni, le imprese di trasporti sono in calo del 17%, mentre quelle dei servizi a supporto sono cresciute del 5%, per un totale di decrescita generale di circa il 3%. Di tutt’altro respiro i numeri degli addetti che sono per il 36% impiegati nei trasporti e per il 64% nei servizi a supporto: in particolare, quelli dei trasporti sono aumentati del 28%, mentre quelli dei servizi a supporto del 34%, per un totale di crescita generale di circa il 32%.
“Le limitazioni imposte dall’Austria sul Brennero stanno diventando un danno insostenibile – commenta il Presidente di CNA Lombardia -. La competitività della logistica richiede prima di tutto un’azione decisa delle istituzioni su questo punto. Guardiamo ai dati del traffico veicolare: per funzionalità e costi, nel traffico pesante non esiste un’alternativa alla motorizzazione diesel. Serve una politica di supporto ed incentivazione non solo nazionale bensì europea.”
La logistica lombarda, inoltre impatta sul PIL regionale per il 3,3% in maniera minore dell’automotive, ma comunque fa registrare numeri consistenti come riporta l’ultimo dato disponibile, ovvero 31,8 miliardi di euro suddiviso in: trasporti 34% e servizi di supporto 66%.
“La digitalizzazione in ambito logistico può essere messa al servizio dell’integrazione del sistema in una logica di intermodalità – afferma Binda -. Alcuni ritardi nell’attuazione del PNRR vanno recuperati. La digitalizzazione costituisce un investimento che genera un importante effetto-leva.”
La transizione ecologica nell’automotive
La ricerca di CNA Lombardia fa il punto anche sull’automotive nella transizione ecologica e in particolare analizza il parco auto della Regione che secondo gli ultimi dati disponibili a fine 2022 vanta 6,3 milioni di autoveicoli, di cui il 54,1% è alimentata a benzina, il 33,1% a gasolio, il 5,2% ibrido, lo 0,5% elettrico e il 7,1% a gpl, metano o altro.
Dal 2015 al 2022 si è inoltre assistito a un’evidente inversione di tendenza per quanto riguarda le nuove immatricolazioni e le rispettive alimentazioni: benzina è scesa da 42% a 37,1%, Gasolio è crollato da 47,6% a 10,6%, Ibrido è salito da 2,6% a 41,1%, mentre Gpl, Metano o altro è passato da 7,7% a 7,3%. Il totale di nuove immatricolazioni è calato così del 22%, da 272.255 a 212.379.
Sul fronte generale secondo la ricerca, la diffusione delle autovetture elettriche in Italia e in Europa non procede con particolare slancio. infatti, nei primi due mesi del 2024 il numero di prime iscrizioni di auto elettriche in Italia è diminuito del -2,7%, con una conseguente erosione della rispettiva quota di mercato (attualmente al 2,8%). In più a fronte dei 40 milioni di veicoli, in Italia, vi sono solo 15,7 milioni i posti auto: solo una parte della popolazione, dunque, potrebbe avere una colonnina di ricarica in casa, mentre gran parte dei rifornimenti elettrici avverrebbe sul suolo pubblico. Inoltre l’azzeramento delle vendite di veicoli endotermici e ibridi entro il 2035 comporterebbe un inevitabile calo del parco auto. Infatti, in assenza di una forte flessione del prezzo di vendita delle auto elettriche, accompagnata da profondi mutamenti delle condizioni di contesto, la piena sostituzione della domanda aggiuntiva appare poco plausibile.
In tutto questo le micro e piccole imprese hanno bisogno di più tempo per la riconversione e soprattutto di politiche di supporto per colmare il gap che non consente loro di partecipare pienamente al percorso di transizione ecologica. inoltre, senza incentivi, l’auto privata rischia di diventare quasi inaccessibile per molte famiglie.