L’indice degli ordini di macchine utensili elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE ha segnato un importante calo nel primo trimestre 2024: del 18,9% in meno rispetto al periodo gennaio-marzo 2023. Il risultato negativo è stato determinato dalla riduzione degli ordinativi raccolti dai costruttori italiani sia sul mercato interno che estero.
- In particolare, gli ordini raccolti oltreconfine sono risultati in calo del 18,5%.
- Mentre sul fronte interno, gli ordini hanno segnato un arretramento del 19,4%, rispetto al primo trimestre del 2023.
Barbara Colombo, presidente UCIMU ha affermato e esortato: “Comincia con segno negativo il 2024 dei costruttori italiani di macchine utensili e, sebbene si tratti di una conferma rispetto a ciò che ci attendevamo, occorre ora superare la fase di impasse, dando al mercato un segnale chiaro di distensione e stabilità, condizione fondamentale per chi deve fare investimenti in macchine di ultima generazione”.
“Sul fronte estero dopo un 2023 positivo – ha continuato Barbara Colombo – questo primo scorcio dell’anno mostra un avvio piuttosto cauto della raccolta ordini oltreconfine. Pesano il rischio dell’allargamento delle tensioni oltre l’Area israelo-palestinese e il prolungarsi del conflitto tra Russia e Ucraina. Ma pesano certamente anche le incognite legate alla transizione energetica e all’indirizzo che prenderà l’Europa dopo l’appuntamento elettorale di giugno”.
“Detto ciò, rispetto all’export, le nostre aspettative per l’anno in corso sono positive: ci attendiamo un andamento a ritmo moderato della nostra attività negli Stati Uniti, e un incremento delle vendite in alcuni paesi europei e in paesi che cominciano a scalare la classifica delle aree di destinazione del made in Italy settoriale quali, Turchia, Messico e India. Anche per questo UCIMU ha avviato i primi step per la creazione di una nuova rete di imprese in Messico che sta vivendo un intenso sviluppo manifatturiero, strettamente collegato all’economia USA”.
“Di differente tenore è invece la valutazione del mercato interno la cui domanda – ha sottolineato Barbara Colombo – è in stand-by da diversi (troppi) mesi, in attesa dell’operatività dei nuovi provvedimenti per la competitività. Noi costruttori continuiamo a ricevere dai nostri clienti richieste di quotazioni di offerte per progetti anche importanti che restano però in sospeso perché manca certezza sugli incentivi che saranno resi disponibili dal governo”.
“La situazione attuale appare, incredibilmente, più nebulosa rispetto anche solo ad un mese e mezzo fa quando fu presentato il decreto legge con l’impianto di Transizione 5.0. Su questo fronte, oggi, mancano ancora i decreti attuativi; su quello di Transizione 4.0, invece, il cambio in corsa delle regole con cui si può accedere alla misura rischia di bloccare in modo irreparabile la domanda domestica”.
“Il Governo – ha continuato Barbara Colombo – deve mettere ordine al più presto a questo capitolo fondamentale per lo sviluppo del manifatturiero del paese così da permettere alle aziende di finalizzare i necessari investimenti in tecnologia di produzione. D’altra parte, la crescente richiesta di adesione a 34.BI-MU, in programma il prossimo ottobre a fieramilano Rho, da parte di espositori italiani ed esteri, dimostra la fiducia riposta dalle aziende del settore nel mercato”.
“Per le misure previste dal 5.0, il tempo comincia davvero a scarseggiare. L’utilizzo della misura, che vuole premiare gli investimenti in grado di abbinare il tema della digitalizzazione a quello del risparmio energetico, ha infatti una durata limitata. Nel rispetto delle scadenze imposte dal PNRR, per poter usufruire dei benefici del 5.0, il termine ultimo di consegna del bene è fissato al 31 dicembre 2025. Ciò significa che le regole di ingaggio, vale a dire i decreti attuativi, per fruire di queste misure devono essere disponibili a strettissimo giro altrimenti una così pesante compressione temporale tra il momento dell’ordine e quello della consegna ci obbligherà a rinunciare ad una parte consistente delle richieste del mercato. Vogliamo davvero rischiare tutto questo?”.
“Per il 4.0, invece, ha moderatamente destabilizzato il mercato la decisione del governo di prevedere l’obbligo di comunicazione preventiva del valore dell’investimento che si intende realizzare e della ripartizione, rispetto alle quote annuali, del credito di imposta di cui si beneficia, sul modello di quanto previsto anche da Transizione 5.0. Sebbene comprendiamo la necessità della ragioneria dello Stato di avere, con anticipo, un quadro puntuale delle risorse economiche necessarie a coprire le operazioni di acquisto fatti in regime 4.0, è altrettanto vero che cambiare le regole del gioco in corso d’opera crea grande diffidenza tra coloro i quali stanno valutando l’opportunità di fare nuovi investimenti. Per tale ragione, chiediamo alle autorità un intervento immediato per illustrare tutti questi aspetti. Siamo certi – ha concluso la presidente di UCIMU – che la chiarezza e la rapidità con cui il Governo darà conto dei dettagli che ancora mancano permetteranno alla domanda italiana di nuove tecnologie di produzione di ripartire con pieno slancio”.