IBM ha recentemente pubblicato lo studio “Pushing the Frontiers” (Spingere le frontiere) da cui è emerso che secondo molti CFO il divario tra l’importanza di competenze e la capacità di eseguirle in maniera adeguata sta aumentando in misura sempre maggiore.
L’indagine condotta dall’Institute of Business Value di IBM, è stata effettuata su 570 CFO intervistati in tutto il mondo, i quali hanno mostrato un notevole aumento delle aspettative nei confronti dei loro team dedicati al settore finanziario e reputano di importanza strategica la capacità e la conoscenza di tutto ciò che attiene al mondo digitale.
Si è dunque registrata un’inversione di tendenza rispetto alla stessa analisi condotta nel 2010, in cui l’importanza della tecnologia era stata relegata al quinto posto. Secondo quanto dichiarato da Bill Fuessler, Partner, Finance, Risk & Fraud IBM Global Business Services, negli ultimi anni si è registrato invece un forte interesse da parte dei CFO verso la tecnologia e gli strumenti di analisi. In particolare, dalla ricerca è emerso che i CFO riconoscono in misura sempre maggiore l’importanza delle informazioni che emergono dai Big Data considerate strategiche per aumentare e rafforzare la competitività aziendale.
Questo cambiamento è dovuto soprattutto ai nuovi compiti che vengono richiesti ai CFO, che si ritrovano sempre più spesso a contribuire alla stesura della strategia aziendale e a individuare nuove aree di crescita dei ricavi, collaborando quindi in maniera sempre più stretta con i CMO.
All’interno della sua ricerca, IBM ha inoltre individuato delle particolari categorie tra i CFO: i Value Integrator, che mostrano di avere maggiori competenze analitiche e finanziarie rispetto ai loro colleghi e i Performance Accelerator, che grazie alla forte conoscenza e padronanza delle proprie mansioni risultano essere molto più avanti rispetto ad altri.
Uno degli elementi che contribuisce a fare la differenza tra queste diverse tipologie di CFO, è il modo in cui i dati vengono analizzati e adoperati. Infatti, circa il 44% dei Performance Accelerator combina dati interni ed esterni per ricavare informazioni, mentre il 66% dei CFO si basa esclusivamente su fogli di calcolo e intuizioni. Questo si traduce in una maggiore abilità da parte dei Performance Accelerator nell’effettuare analisi che implicano l’elaborazione di dati finanziari relativi alla pianificazione, alla gestione delle risorse e alla supply chain.
Inoltre, grazie alla loro abilità nel combinare e interpretare i dati, i Performance Accelerator sfruttano le informazioni ricavate per delineare un percorso di crescita più proficuo attraverso l’individuazione di nuove forme di business. Grazie a tali capacità quindi, i Performance Accelerator risultano molto più abili rispetto agli altri CFO, hanno maggiori competenze per quanto riguarda il settore digitale e mostrano una maggiore propensione rispetto a molte altre organizzazioni finanziarie verso l’utilizzo di un centro servizi condivisi interfunzionali.
Per analizzare i dati completi della ricerca, è possibile consultare il sito ibm.com/csuitestudy